7.0
- Band: OPERA IX
- Durata: 01:09:07
- Disponibile dal: 24/01/2012
- Etichetta:
- Agonia Records
- Distributore: Masterpiece
Spotify:
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Il metal in Italia ha ancora bisogna dei suoi gruppi storici e in ambito estremo c’è bisogno soprattutto degli Opera IX. Decisamente troppi sono stati gli otto anni che dividono l’ultimo e stupendo “Anphisbena” dal nuovissimo “Strix (Maledictae In Aeternum)”. Difficile dire cosa sia accaduto alla band piemontese dopo quell’ottimo album per far calare il silenzio durato quasi un decennio. Il tempo è tiranno e forse ha privato il pubblico di almeno due album potenziali che gli Opera IX avrebbero potuto registrare in tutto questo lasso di tempo. Ma l’importante è che dopo tutta questa interminabile attesa, il nuovo album del combo piemontese non deluda le attese. Visto lo stile adottato su “Anphisbena” e l’espansione esponenziale della scena pagan metal internazionale, era facile aspettarsi un album che continuasse verso la stessa direzione, magari accentuando il lato pagano sempre presente, in varie vesti, nelle release di Ossian e soci. Previsioni ampiamente smentite da un gruppo che può permettersi di suonare quello che desidera, senza dover seguire qualsivoglia trend del momento. Potrà suonare strano, ma “Strix (Maledictae In Aeternum)” è un salto nel passato di quasi vent’anni! In questi tempi decisamente bui, gli Opera IX si dedicano ad esortare le forze più occulte della Natura, i culti proibiti riprendono forma, i raduni notturni attorno ai fuochi accesi sulle radure rischiarate dalla Luna ricevono nuova vita dalla linfa vitale sonora che la band dona alla propria dimensione. Il gruppo ha mantenuto ferma la line up, ad eccezione del tastierista Lunaris, sostituito (forse temporaneamente) dal session Alexandros, al quale va fatto comunque un plauso per aver saputo donare alla release una dimensione davvero arcana. L’uso dei synth qui non è innovativo, anzi, riprende lo stile di molte black metal band sinfoniche che utilizzavano semplici, ma efficaci tappeti sonori per creare avvolgenti atmosfere. Riemerge, tra una “1313 (Eradicate The False Idols)” e una “Earth And Fire”, tutto il fascino occulto e avvolto nel mistero del Medioevo, con la sua grande spiritualità, superstiziosità e semplicità. Il CD è monolitico, i brani hanno tutti un’impronta molto simile, tanto che in alcuni frangenti l’album rischia di ripetersi o di non essere trascinante (come accade infatti nel finale). In quest’ora buia di musica offertaci dagli Opera IX, questi ripercorrono stilisticamente un po’ tutta la loro carriera, nel senso che questo nuovo album contiene tutti gli elementi che negli anni hanno dato vita al trademark della band. Il nostro panorama musicale extreme metal aveva bisogno di un ritorno convincente di un gruppo del calibro degli Opera IX per rafforzare la convinzione nelle proprie (buone) capacità. Dalla band, in un futuro auspicabilmente prossimo, ci aspettiamo però qualcosa di più, quel saper osare com’era accaduto in “Anphisbena”, quel tocco magico e meno osservatore dei canoni tradizionali del black metal o del metal estremo in genere. Per questo motivo non possiamo parlare di un capolavoro, ma “Strix (Maledictae In Aeternum)” resta indubbiamente un buon album.