6.5
- Band: OPETH
- Durata: 01:01:52
- Disponibile dal: //2002
- Etichetta:
- Music For Nations
- Distributore: Audioglobe
Opeth miei, ma cosa mi avete combinato? Sono anni che osanno tutti i vostri dischi reputandovi una delle migliori band che gli anni Novanta abbiano partorito e voi mi pubblicate un album come questo? “Deliverance” non è assolutamente un album orrendo, ma personalmente dagli Opeth mi aspettavo mooolto di più! Non pretendevo certo un capolavoro che eguagliasse “Morningrise” ma almeno il solito bel disco come da anni i nostri ci avevano abituati! Questo nuovo lavoro è invece un album solamente discreto che purtroppo va a collocarsi all’ultimo posto della mia personale classifica dei loro album. Sembra un lavoro fatto di fretta, poco curato, costruito su scarti e riff composti in quattro e quattr’otto. Da Mikael Akerfeldt e compagni non mi sare mai aspettato, ad esempio, un brano senza capo né coda come “Wreath” (per il sottoscritto il brano peggiore che la band abbia mai composto!), un episodio della durata di undici minuti in cui però non sono affatto presenti quegli elementi che hanno fatto grande e resa famosa la band: riff anonimi, poche variazioni, pochi cambi di tempo, poche dissonanze e le ormai note vocals pulite che si limitano ad una fugacissima comparsa a brano quasi concluso non aggiungendo davvero nulla di rilevante. Cosa dire poi di “For Absent Friends”, una strumentale di due minuti insignificante, e di “Master’s Apprentices” e “By The Pain I See In Others”? Questi ultimi sono due brani sì buoni, ma pure piuttosto manieristici, in cui la band recupera addirittura le sue radici death metal (Morbid Angel), denotando una carenza di idee a dir poco preoccupante. La title track, “A Fair Judgement” e l’ottima produzione risollevano, e di molto, le sorti del lavoro ma, ripeto, la delusione è tanta. Non sarò certo io a mettere in discussione la classe della band e “Deliverance” non è certo un album che potrebbe scrivere chiunque ma, per quanto mi riguarda (e non potete immaginare quanto mi costi ammetterlo), questo deve essere considerato come il primo passo falso che i nostri abbiano mai compiuto. Che il successo li abbia fatti adagiare sugli allori? Mi auguro vivamente di no… la risposta, comunque, arriverà con il prossimo “Damnation”.