ORACLE HANDS – Dirge For The Doomed

Pubblicato il 26/04/2025 da
voto
5.5
  • Band: ORACLE HANDS
  • Durata: 00:40:37
  • Disponibile dal: 25/04/2025
  • Etichetta:
  • Moment Of Collapse

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Autori di un solo demo-tape nel 2023, un anno fa gli Oracle Hands si sono rinchiusi negli studi Tonmeisterei di Oldenburg, affidandosi alle mani esperte di Roland Wiegner (Downfall Of Gaia, Samsara Blues Experiment e Phantom Winter nel suo nutrito ed eclettico curriculum) per fissare su disco sette brani d’esordio che suonano come un (brutale) biglietto da visita.
“Dirge For The Doomed” – titolo che si potrebbe tradurre come “Lamento Funebre Per I Condannati” – si muove sicuro seguendo le coordinate post-metal tracciate in passato dai Will Haven di “Carpe Diem” (per la performance veemente del vocalist Wasli K.) a cui si aggiungono, pur in modo meno marcato, influenze sludge (i riff pachidermici che sostengono “Drain The Poison” ed il primo singolo “Black Hands”) unite ad accelerazioni a la Converge (“Nihilistic Rites”), sfumature che tuttavia non riescono a lasciare una traccia significativa nella memoria dell’ascoltatore. Certo, la band non manca di competenza tecnica, ed il suono risulta prodotto magnificamente, ma quello che manca ancora ai quattro musicisti tedeschi è fondamentalmente un repertorio di canzoni che  permetta loro di distinguersi all’interno di una scena, quella post-metal, davvero affollata.
Nonostante la bella copertina ed un brano d’apertura promettente – “The Order”, con il suo melmoso incedere di chitarre figlio degli EyeHateGod – l’album si muove a fatica, con la “Nihilistic Rites” citata in precedenza che soffre l’essere stata preceduta, nel 2025, da decine di brani troppo simili e una “Drain The Poison”, indecisa fino a risultare irrisolta, nei suoi continui cambi d’atmosfera. In questo contesto, “Dirge For The Doomed” finisce quindi per farsi notare, più che per i pezzi che lo compongono (la cui scrittura rimane piuttosto scolastica), per le intuizioni che albergano negli stessi. Tra queste, il solido fondale elettrico che sostiene “Pulse”, figlia di ripetuti ascolti degli Envy, la quale si configura come la composizione più emozionante del lotto, recuperata e riletta dal primo demo-tape della band,; oppure, il ritmo contagioso di “Dissonance Of The Tongueless” e la coda slabbrata e catatonica della conclusiva “Into The Abyss”. Particolari, insomma, che portano a sperare in un secondo album più riuscito, ma che non riescono a rendere meno concreta la sensazione di essere di fronte ad un esordio decisamente anonimo.

TRACKLIST

  1. The Order
  2. Nihilistic Rites
  3. Dissonance Of The Tongueless
  4. Pulse
  5. Black Fields
  6. Drain The Poison
  7. Into The Abyss
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