ORANSSI PAZUZU – Mestarin Kynsi

Pubblicato il 14/04/2020 da
voto
8.0
  • Band: ORANSSI PAZUZU
  • Durata: 00:50:12
  • Disponibile dal: 17/04/2020
  • Etichetta:
  • Nuclear Blast
  • Distributore: Warner Bros

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Giunti al quinto album, gli Oranssi Pazuzu hanno ben poco da dimostrare. La loro crescita musicale è stata esponenziale, permettendogli di diventare a tutti gli effetti i narratori ideali di un’esplorazione che è insieme interiore e siderale, lungo la quale ci accompagnano con i loro paesaggi sonori sempre più espansi e stratificati. Dall’uscita di “Värähtelijä” sono passati quattro anni, e una serie di esperienze ha reso i cinque finlandesi ancora più consapevoli dei loro mezzi e della direzione a cui puntare: un’intensa attività live, che sicuramente li ha fatti ulteriormente maturare, e il progetto Waste Of Space Orchestra, condiviso con gli amici Dark Buddha Rising. Quest’ultimo, come noto un pachiderma sonoro con ben dieci membri, ha probabilmente spinto la band di Tampere a invertire un po’ la rotta, puntando con “Mestarin Kynsi” a semplificare, per certi versi, il proprio sound. Non aspettatevi per questo un album scarno o lo-fi, ma la forte componente di improvvisazione che ha sempre contraddistinto le loro composizioni (specie in sede live), trova oggi una piena conferma su disco; le chitarre di Ikon sono sempre più votate a un uso atmosferico rispetto all’insistenza sui riff – quasi del tutto assenti in forma classica sull’intero disco, a ben vedere – e lo stesso chitarrista ha dato supporto al geniale EviL nell’uso di tastiere e synth. I loro caratteristici tappeti sonori sono sempre lì, ma ancora più dilatati, impalpabili ed eppure potentissimi; i brani si muovono tra sussurri maligni che evocano viaggi nell’oltretomba (“Ilmestys”) e viaggi onirici e distopici, come su “Uusi Teknokratia”: una traccia collocata sul piano astrale, retta da una fuga di synth euforica, accompagnata peraltro da un eccellente video che si rifà al cinema espressionista tedesco – e in qualche modo alle concezioni piscanalitiche connesse a quel movimento. Come sempre la lunghezza dei brani è notevole, ma senza una nota fuori posto o superflua, nell’ottica di preziosi e ricchi racconti sensoriali che trovano senso nell’ascolto complessivo, con una narrazione che parte dalla dimensione più materiale e oscura per lanciarsi nell’empireo sul finale, con la trascinante “Taivaan Portti” – non a caso “la porta del paradiso”. L’estremismo sonoro, che del resto per gli Oranssi Pazuzu è sempre stata una base di partenza più che una forma espressiva, si commuta così definitivamente in un’assenza di barriere, in questo disco che forse un giorno ricorderemo come il manifesto della sintesi tra black metal e krautrock.

TRACKLIST

  1. Ilmestys
  2. Tyhjyyden Sakramentti
  3. Uusi Teknokratia
  4. Oikeamielisten Sali
  5. Kuulen Ääniä Maan Alta
  6. Taivaan Portti
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