7.0
- Band: ORANSSI PAZUZU
- Durata: 00:43:05
- Disponibile dal: 11/10/2024
- Etichetta:
- Nuclear Blast
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“Muuntautuja”: qualcosa che cambia forma o stato. Un titolo quasi ossimorico per gli Oranssi Pazuzu, una band che ci ha abituati da sempre a non seguire un percorso prestabilito, né ad adagiarsi su facili e scontate etichette di genere.
Con questo disco, dopo la monumentale deriva psichedelica e ‘prog’ (in senso molto personale) di “Mestarin Kynsi”, i cinque finlandesi giocano a ridurre all’osso la struttura dei brani, puntando su un approccio noise, nel duplice senso di rumore e di genere musicale: piccoli frammenti che si declinano parimenti su tutti gli strumenti, da cui poi i loro viaggi interstellari prendono il volo in maniera più dissonante che in passato, ma non meno ragionata, anche se serve qualche ascolto in più del solito per essere catturati dall’esperienza.
Non è un disco immediato, di facile presa e – volendo dirla tutta fino in fondo – nemmeno suadente come i precedenti; tuttavia è giusto inserirlo nel contesto della loro instancabile ricerca, facendone il possibile pilastro su cui, probabilmente, la band erigerà nuove cattedrali sonore, facendo tesoro degli elementi più rilevanti (e stuzzicanti) presenti.
I brani proposti sono nettamente più brevi del consueto, quasi a esprimere una maggior urgenza espressiva, e non a caso si colgono persino pulsioni post-punk, similarmente a quanto sperimentato da Juho Vanhanen con gli Haunted Plasma; a proposito di altri progetti paralleli, la dimensione siderale diventa qui più ritualistica, come nell’esperienza della Waste Of Space Orchestra.
Troviamo in questo lavoro un paio di innegabili gemme: in primis “Hautatuuli”, ossia la brezza dal profondo – un titolo perfetto per a traccia più atmosferica e rarefatta del lotto. E poi la conclusiva “Vierivä Usva”: una perfetta colonna sonora horror, e come ci ha detto scherzando lo stesso Jun-His, in sede di intervista (di prossima pubblicazione), chissà che non sia questa la direzione futura della band.
Quale che sarà, a questo giro non gridiamo al miracolo, ma manteniamo fiducia e curiosità verso una delle voci più originali della scena estrema – sempre che questa definizione abbia ancora senso con esploratori sonori di questo tipo.
