7.5
- Band: ORANSSI PAZUZU
- Durata: 00:46:14
- Disponibile dal: 11/10/2013
- Etichetta:
- Svart Records
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Tornano a colpire i finnici Oranssi Pazuzu, band guidata dal vocalist Jun-His ed appartenente alla scena black evoluta al pari di gente del calibro di Ved Buens Ende e Nachtmystium. A differenza degli altri gruppi citati, gli Oranssi Pazuzu da sempre portano avanti una loro personalissima estetica composta in pari misura da black metal, kraut rock ed un pizzico di psichedelia liquida ed informe, presente più a livello subliminale che conscio e che viene a galla con chiarezza soltanto nelle linee di chitarra e di basso di “Tyhjä Temppeli”. La componente estrema non è mai preponderante in “Valonielu”, si prediligono tempi medi a sfuriate assassine, forse perché meglio si adattano ad una certa oscurità di fondo che non viene mai meno e che anzi funge da base per costruire i vari brani. Tra le sei tracce qui presenti spiccano per minutaggio “Uraanisula” e “Ympyrä On Viiva Tomussa”; la prima viaggia in territori che sfiorano il doom quanto a pesantezza, con delle chitarre che disegnano riff ribassati piuttosto semplici e le tastiere di EviL che giocano con atmosfere morbose ed orrorifiche. La seconda invece parte con un lunghissimo intro ambient drone (di pregevole fattura), trova forma e sostanza entro coordinate psych black e si chiude con un deciso omaggio al kraut rock più sperimentale e progressivo, candidandosi come miglior brano dell’album. Tra i brani più brevi segnaliamo l’opening track “Vino Verso”, piuttosto diretta e senza fronzoli, la spettacolare “Reikä Maisemassa”, dove kraut e drone trovano un punto di equilibrio perfetto e “Olen Aukaissut Uuden Silmän”, perverso black metal avanguardistico dove ancora una volta le tastiere di EviL dettano legge. Gli Oranssi Pazuzu brillano per personalità e voglia di osare e portano avanti un discorso musicale che al momento non ha eguali sulla scena. “Valonielu” tocca picchi qualitativi altissimi, soprattutto quando si libera dalle vestigia del metal per andare a parare in territori elettronici; manca ancora quel quid per parlare di capolavoro, molti passaggi sono ancora un po’ fini a se stessi, altri slegati dal contesto, ma in conclusione c’è di che essere estremamente soddisfatti. Bravi ragazzi.