8.0
- Band: ORDEN OGAN
- Durata: 00:56:43
- Disponibile dal: 07/07/2017
- Etichetta:
- AFM Records
- Distributore: Audioglobe
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C’è chi si è sbilanciato dicendo che sono i diretti eredi dei Blind Guardian, chi li ha definiti ‘la cosa migliore uscita in quest’ambito negli ultimi dieci anni’ o chi addirittura ne parla come se fossero ‘i salvatori del power metal’. Una cosa è certa: gli Orden Ogan non accennano a diminuire il ritmo e la forza della loro musica. In un mondo dove tutti pensano che il power parli solo di draghi, spadoni e epiche battaglie, il gruppo tedesco ci dimostra che si può parlare anche di cose più tragiche come la tristezza, la malinconia, la vendetta e altri sentimenti generalmente non troppo esplorati da queste lande. Il sesto disco della carriera dei Nostri si apre su “Gunman”, il singolo che abbiamo ampiamente avuto modo di apprezzare durante questo mese di pre-release: una velocissima bomba power basata su una introduzione di tastiera che viene poi ripresa dalle chitarre, per poi guidarci sapientemente tra strofe, tappeti di doppia cassa e un ritornello che non potrà non farci cantare dal vivo. A seguire “Fields Of Sorrow”, della quale è stato rilasciato un lyric video, che ci porta subito nel mondo gotico del ‘pistolero’ (cioè Alister Vale, la mascotte della band) in cerca di vendetta (qualche ispirazione da un famoso romanzo epico/horror?), con una canzone tecnicissima dal punto di vista dell’esecuzione ma assolutamente emozionante per quanto riguarda testo e composizione del chorus. Basterebbero queste due canzoni per descrivere a un nuovo fan della band il tipo di musica suonato dal combo: un power che non disdegna soluzioni più moderne e che ricorda in modo deciso certe influenze artistiche di provenienza finnica, ma che va a braccetto con una oscurità e una malinconia avvicinabili a band meno note nel genere (per esempio certe atmosfere ricordano i bravissimi Nightingale di Dan Swano). Questa è la soluzione che ancora una volta ci viene riproposta dopo i bellissimi “To The End” e “Ravenhead”: “Gunmen” non casca neanche nel momento delle collaborazioni dove a cantare con Seeb Levermann c’è Liv Kristine, personaggio che, se ad alcuni può far storcere il naso, nella sua bellissima interpretazione di “Come With Me To The Other Side” svetta veramente come una grandissima cantante, rievocando il lato più folkeggiante del gruppo. La stessa cosa succede in un altro dei pezzi più significativi dell’album, cioè “Vampire In Ghost Town”, ennesima prova di come la band è sempre capace di trovare nuove soluzioni melodiche all’interno di un ambiente solitamente fin troppo standardizzato. C’è da dire che la formula musicale degli Orden Ogan è sempre la stessa: riff o tastiera che inaugura un tema che verrà ripetuto per la canzone, strofe che lo seguono, ritornellone con coro, assolo o parte con dei simil-breakdown (si può dire?), ripresa del tema principale e conclusione. Ma cosa importa? Le composizioni funzionano e arrivano dritte al punto: farci viaggiare con la fantasia catapultandoci in un mondo sì epico, ma anche triste e oscuro. Non ci sono cali nemmeno verso il finale, durante pezzi come “Down Here (Wanted: Dead Or Alive)”, che punta tutto su atmosfere epiche dovute alla tastiera, o nella finale “Finis Coronat Opus”, che si apre su una bellissima introduzione di salterio per poi sfociare in una decisissima carica power tutta giocata sul riffing e sugli assoli di Tobi e Sebastian. Il pezzo ci porta alla fine della storia del pistolero, con una inaspettata variazione in un coro che recita ‘I’ll always be there with you, i’ll always be watching you’. Non avendo potuto leggere i testi non siamo sicuri di come sia finita la storia ‘alla Mary Shelley’ scritta dalla band: se alla fine il protagonista sia riuscito o meno a trovare la pace con la vendetta o se abbia perdonato coloro che cacciava. Saranno dubbi che ci toglieremo una volta che avremo per le mani il disco con la splendida copertina curata, come al solito, da Andreas Marschall. Anche se questo album non supera il precedente “Ravenhead” resta comunque su quella linea per quanto riguarda bellezza delle composizioni, musica e passione: se amate il power metal sappiate che “Gunmen” è praticamente un acquisto obbligato, l’ennesima ottima prova in studio di una band che non accenna a perdere colpi col passare degli anni.