ORDEN OGAN – The Order Of Fear

Pubblicato il 04/07/2024 da
voto
7.5
  • Band: ORDEN OGAN
  • Durata: 00:48:09
  • Disponibile dal: 05/07/2024
  • Etichetta:
  • Reigning Phoenix Music

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Sebbene le loro parentesi dedicate a Far West, apocalisse glaciale e futuro distopico risultino tuttora di nostro gradimento, siamo entusiasti di affermare che, per la prima volta nella loro carriera, i power metaller teutonici Orden Ogan riportano ufficialmente in auge un loro concept già utilizzato in precedenza, e nello specifico quello dal sapore più gotico e horror, fiore all’occhiello dell’apprezzatissimo “Ravenhead” datato 2015, anno in cui ha visto la luce anche il celebre videogioco “Bloodborne”, con cui il sopracitato album condivide non solo il periodo di uscita, ma anche più di qualche deriva stilistica.
Si tratta senza dubbio di uno dei lavori qualitativamente più elevati ad opera di Sebastian Levermann e soci, i quali non perdono mai occasione per proporne un buon numero di estratti ad ogni apparizione in sede live; non ci stupisce quindi che, tra tutte le tematiche affrontate, la scelta sia ricaduta proprio su quella che ha fatto la fortuna di un prodotto tanto apprezzato a livello di critica e pubblico, di cui il nuovissimo “The Order Of Fear” si pone come una sorta di seguito artistico e narrativo, nonostante il prosieguo della storia della mascotte Alister Vale a fungere da collegamento tra tutte le loro produzioni.
Musicalmente, siamo in presenza del peculiare stile compositivo del combo di Arnsberg, basato su una contemporanea e personale versione del power metal reso celebre da realtà come i connazionali Blind Guardian, con in più delle derive volte a valorizzare l’atmosfera del prodotto in questione, che deve chiaramente risultare epico, ma anche tetro e malinconico nel suo retrogusto cupo, attinente tanto all’horror, quanto a una certa forma di dark fantasy a tinte gotiche.
L’inizio avviene con fare a dir poco improvviso, in quanto non vi è alcun genere di preludio o intro, ma piuttosto uno scoppio di doppia cassa a rotta di collo in concomitanza della opener “Kings Of The Underworld”, cui segue la già nota title-track, dalla parvenza decisamente più cadenzata e cantabile, seppur non sprovvista di grinta. Quest’ultima potrebbe essere definita come l’archetipo della maggioranza dei pezzi inclusi nel pacchetto: la direzione generale tende infatti a presentare estratti che non spingono troppo sull’acceleratore, prediligendo piuttosto i ritornelli, l’orecchiabilità e l’atmosfera, seppur mantenendo una buona dose di aggressività metallica, al contrario di quanto avvenuto nella penultima uscita, in cui la deriva pop diveniva un po’ troppo invadente a fasi alterne. Tutto ciò viene ben valorizzato anche da “Prince Of Sorrow” e dall’ottima “Blind Man”, divenuta in poco tempo una delle nostre preferite; tuttavia non avremmo disdegnato una deriva generale più furente, in linea con quanto proposto nel predecessore spirituale uscito nove anni fa.
Poco male, fortunatamente ci pensano l’esecuzione pulita (i chitarroni scurissimi sono una goduria) e la qualità delle singole canzoni a tenere alta l’asticella: non riteniamo infatti ci siano degli effettivi punti deboli nella scaletta, al netto di una lieve ridondanza delle singole soluzioni, stemperata tuttavia durante gli ultimi atti; impossibile non citare, a questo proposito, la ballad “My Worst Enemy” e la lunga e distruttiva “Anthem To The Darkside”, nella quale torna nuovamente a farsi sentire l’estro più battagliero degli Orden Ogan, insieme alla loro capacità di confezionare brani meno ‘prevedibili’, al punto tale da renderla probabilmente la migliore dell’intero album.
Lo stesso estro risulta presente anche nella conclusiva suite “The Long Darkness”, che malgrado un andamento meno collerico riesce comunque a sciorinare buona parte dei vari elementi maneggiati da una band che, a volte, sembra forse avere un po’ di timore ad uscire dalla propria comfort zone, come si può evincere da una prima parte della scaletta abbastanza lineare.
Malgrado un paio di lievi perplessità poc’anzi descritte, riteniamo che la seconda avventura di Alister Vale alle porte della tetra città di Ravenhead rappresenti un altro centro da parte della realtà cui si deve la sua stessa scrittura, e anzi il songwriting attuale risulta ben più accattivante rispetto a quanto fatto pochi anni fa nell’ancora recente e fantascientifico “The Final Days”, a parte uno o due pezzi non facili da eguagliare.
Non ci è dato sapere se in futuro la band rievocherà un altro concept, si inventerà qualcosa di nuovo o proseguirà definitivamente su questa linea, ma per il momento ci riteniamo soddisfatti di quanto riscontrato in questa sede, anche se ci permane un lecito dubbio, dato soprattutto dalle nostre ultime esperienze in loro compagnia: il buon vocalist Seeb, dal vivo, sarà in grado di cantare i nuovi pezzi così come sono, o dovrà di nuovo ricorrere a qualche escamotage per sforzarsi meno?

TRACKLIST

  1. Kings Of The Underworld
  2. The Order Of Fear
  3. Moon Fire
  4. Conquest
  5. Blind Man
  6. Prince Of Sorrow
  7. Dread Lord
  8. My Worst Enemy
  9. Anthem To The Darkside
  10. The Journey Thus Far
  11. The Long Darkness
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