8.0
- Band: ORIGIN
- Durata: 00:42:10
- Disponibile dal: 01/04/2008
- Etichetta:
- Relapse Records
- Distributore: Masterpiece
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Pare proprio che il 2008 verrà ricordato come un anno death metal. Dopo esserci esaltati all’ascolto del nuovo album degli Hour Of Penance e, soprattutto, dell’incredibile “Diminishing Between Worlds” dei Decrepit Birth, ci ritroviamo infatti ad accogliere a braccia aperte anche il comeback degli Origin, che con questo “Antithesis” danno alle stampe quello che è senza ombra di dubbio il miglior album della loro carriera! A dire il vero, chi scrive non aveva mai gradito tantissimo le precedenti prove del quintetto americano… sì tecnicissime e formalmente perfette, ma sempre un po’ fredde per poter coinvolgere a pieno. Con “Antithesis” gli Origin dimostrano però di essere decisamente maturati come songwriter nel corso degli ultimi anni, tanto che chiunque abbia già dimestichezza con il loro sound non potrà non notare, sin dalle prime battute del lavoro, come il gruppo abbia questa volta posto una maggior cura nei riff e nelle strutture dei pezzi. Senza perdere un briciolo di quella velocità inumana e di quell’approccio iper tecnico che da sempre ne caratterizzano il sound, gli Origin sono infatti riusciti nell’impresa di confezionare dei brani più catchy e scorrevoli che mai, a volte addirittura vicini alla classica forma canzone. La cosa fantastica, però, è che il tutto suona sempre e comunque 100% death metal alla Origin: i riff portanti ultra arzigogolati (quasi schizofrenici!), le variegate linee vocali e l’incredibile drumming di John Longstreth (di recente tornato nella lineup dopo un periodo trascorso a fare da turnista per gente del calibro di Skinless, The Red Chord e Angelcorpse) non sono infatti poi tanto lontani da quelli che i vecchi fan avevano avuto modo di apprezzare su un piccolo classico come “Informis Infinitas Inhumanitas”. C’è sì spazio anche per delle trame più rocciose e controllate del solito (vedi alcune sezioni della lunghissima titletrack, una composizione epocale, forse la migliore in assoluto del repertorio della formazione) ma, come dicevamo, nulla di tutto ciò porta lo stile dei nostri su binari del tutto differenti da quelli su cui viaggiavano i vecchi platter. La vera, decisiva, differenza risiede nel fatto che in questa occasione tutto suona cento volte più fluido, più agile, più memorabile e più ispirato. E’ comese gli Origin avessero preso la loro tipica formula – tecnica, progressiva e tiratissima – e l’avessero modificata quel tanto che basta da renderla anche sufficientemente violenta per chi nel death metal cerca qualcosa su cui fare headbanging e velatamente melodica per chi desidera riconoscere i pezzi già dopo pochi ascolti. Il risultato finale è quindi “Antithesis”, l’album che di sicuro porterà finalmente la bandai piani alti della scena death metal, assieme a Suffocation & co.. Alla grande!