8.0
- Band: ORIGIN
- Durata: 00:36:31
- Disponibile dal: 07/06/2011
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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Nonostante i tre anni trascorsi dall’uscita, avevamo ancora bene impresse nella mente le minacciose note di “Antithesis”, precedente fatica dei deathster Origin. Proprio sulla base di quel lavoro, le aspettative verso il nuovo “Entity” erano decisamente alte; c’era inoltre da verificare il cambio di label, dalla Relapse alla Nuclear Blast. Proprio questo passaggio di etichetta ha preoccupato più d’uno, data la propensione delle band targate nuke verso un sound sempre metallico ma più accessibile ed adatto per una ipotetica fetta maggiore di pubblico. Ebbene, il temuto scivolamento melodico tutto sommato c’è stato, sebbene non particolarmente marcato, ma non ha assolutamente inciso sulla qualità media delle composizioni, che rimane di primissimo livello. Anche il duo Flores/Ryan dietro al microfono compie appieno il proprio dovere, risultando migliore dell’ex frontman James Lee, anche perché onestamente la voce non è mai stato un punto di forza ed un marchio distintivo della band di Topeka. “Entity” quindi è un evoluzione di “Antithesis”, che nel complesso gli resta superiore in quanto dotato di una maggiore forza espressiva e di un’oscurità di fondo che gli donava una marcia in più. Tuttavia nel nuovo album vi sono dei brani ottimi che meritano tutta la nostra attenzione. Come accade da sempre, il motore trainante della musica dei nostri è la batteria terremotante di John Longstreth che, unita alle chitarre taglienti e fantasiose di Paul Ryan anche stavolta non fa prigionieri. Alcuni episodi della tracklist rimandano alla genialità ed alla schizofrenia degli Spawn of Possession, anche grazie ad una prova vocale notevole, basata su un growl piuttosto classico ma utilizzato spesso a mitraglia; le melodie rientrano tutte sotto la sfera del death ed innervano i brani più lunghi quali “Saligia”, “Consequence Of Solution” e, in maniera minore “Conceiving Death”. La maggior parte delle canzoni si risolvono in pochissimi minuti, densi però di spunti interessanti ed in un certo qual modo originali, come il groove trascinante e sintetico di “Committed” o lo shred di “Banishing Illusion”. Non mancano gli assalti all’arma bianca che scateneranno la carneficina sotto il palco: ci riferiamo in particolare a “Swarm”, ma anche a “Fornever”, così come “Expulsion Of Fury” e “Purgatory” esplorano anche alcuni ritmi meno veloci che difficilmente gli Origin avevano trattato in passato. Un plauso quindi al quintetto del Kansas, che riesce a bissare la qualità altissima di “Antithesis” e si pone ormai come una delle migliori realtà in campo death metal sulla scena mondiale.