7.0
- Band: ORPHANED LAND
- Durata: 00:54:21
- Disponibile dal: 24/06/2013
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: EMI
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Otto anni tra “El Norra Alila” e “Mabool”. Sei anni tra “Mabool” e “The Never Ending Way Of ORwarriOR”. E ora soltanto tre, tra il precedente lavoro e questo nuovo “All Is One”. E, in un certo senso, tale grande differenza di tempistiche si sente ed è ben in evidenza, una volta ascoltato con attenzione il disco qui recensito. Gli Orphaned Land del 2013 sono cambiati e, purtroppo, per quanto ci riguarda, non in meglio: songwriting più snello, conciso ed immediato; pochissimo death metal rimasto, praticamente nulla; chitarre finite troppo in secondo piano rispetto all’abbondanza di cori, sezioni cantate e richiami alla musica sinfonica-orchestrale; un generale rigetto, neanche tanto parziale, dell’approccio progressivo classico della band, sostituito dal maggiore accento orecchiabile di quasi tutti i brani componenti “All Is One”. Ebbene, forse stiamo esagerando con le critiche negative, ma è pur vero che la band israeliana ci ha abituato fin troppo bene negli anni, stupendoci ed esaltandoci praticamente in ogni occasione. Per cui, constatata la nuova linea compositiva intrapresa oggi, crediamo sia normale storcere parecchio il nasino. Ad esempio, non avremmo mai voluto sentire l’influenza melodico napoletano – è vero, non è una battuta – presente nel pezzo “Shama’im”, il cui titolo ricorda pure inflessioni dialettali della città del Maschio Angioino. Ma è tutto normale, in definitiva, in quanto basta ricordarsi di quando la band, ai primi concerti in suolo italiano, era solita chiudere con la cover di “Nel Blu Dipinto Di Blu” di Domenico Modugno, e del fatto che mai Kobi Farhi e Yossi Sassi hanno negato l’ispirazione derivante dalla musica leggera italiana e dalla visione del Festival di Sanremo nella loro infanzia/adolescenza in Israele. Per fortuna, comunque, non stiamo recensendo il nuovo disco di Nino D’Angelo o Mariano Apicella, bensì un lavoro che rientra ancora pienamente in ambito heavy metal…e ci mancherebbe! L’apertura affidata alla title-track, “All Is One”, è decisamente intenta a replicare il boom di “Sapari”, opener del precedente platter, sebbene l’enfasi sia minore e il coinvolgimento pure; si tratta però di uno degli episodi più validi dell’album, che sicuramente verrà riproposto dal vivo alla grande. “The Simple Man” prosegue anche lui sulla retta parallela del primo pezzo, proponente un progressive folk symphonic metal che ci fa, a fine brano, applaudire senza remore. E anche “Brother”, una ballatona dolcissima e molto ispirata, non è da meno, episodio molto curato che non sarebbe stonato neanche inserito nella discografia precedente della formazione asiatica. Da “Let The Truce Be Known” in avanti, però, l’ascolto tende a scemare lentamente verso la monotonia di un prog metal noioso e zuccheroso, con poche impennate e pochissime memorabilia da tramandare ai posteri, comprese le conclusive “Our Own Messiah” e “Children”, che crescono dopo diverse fruizioni ma che non riescono proprio a levarci la negativa prima impressione. Menzione a parte, invece, meritano sì i due brani certamente più riusciti del lotto, guarda caso i più richiamanti le vecchie sonorità, i più ‘aggressivi’ e i più dinamici: prima l’incredibile “Fail” e poi l’altrettanto incredibile strumentale “Freedom” ci riportano per una decina di minuti ai fasti del passato e ci fanno chiedere se davvero la dipartita dalla Terra Orfana del chitarrista ritmico Matti Svatizki abbia potuto influire così tanto sulla scrittura del nuovo lavoro. Oppure viceversa. Chiaro, è impossibile parlare di bocciatura per dei fuoriclasse assoluti come gli Orphaned Land, ma “All Is One” ha tutte le caratteristiche del disco di transizione e non tutte (di queste) risulteranno gradite ai fan storici del combo, il cui messaggio di pace e fratellanza e la cui importanza presso le comunità arabe ed ebree del Medio Oriente speriamo, con la più alta accessibilità di “All Is One”, possano raggiungere ancora più gente e ancora più appassionati. La missione della Terra Orfana, e la sua ricerca, dunque continuano…