7.0
- Band: ORYX
- Durata: 00:40:58
- Disponibile dal: 18/10/2024
- Etichetta:
- Translation Loss
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Pur non essendo molto noti dalle nostre parti, gli Oryx vantano una carriera lunga ormai dodici anni e si sono costruiti una certa considerazione all’interno della variegata scena del Colorado, tanto da collaborare con membri di formazioni quali Blood Incantation e Primitive Man. Con il precedente album, “Lamenting A Dead World”, in particolare, si aveva l’impressione che il trio avesse trovato quella coesione e quella forza d’urto necessari per emergere e, come logica conseguenza, sono arrivate chiamate per fare da supporto ad alcune delle più grosse realtà del genere, Sleep ed Electric Wizard in primis.
Alla luce di questo evidente processo di crescita, dal nuovo “Primordial Sky” ci si aspettava una conferma ad alti livelli, che è arrivata senza troppa fatica: la ricetta a base di sludge, doom e black metal rimane sostanzialmente invariata e, laddove l’originalità non è un ingrediente contemplato, si sopperisce con una furia cieca che non fa prigionieri.
L’incedere è lento e monolitico, a rendere ancor più soffocante l’atmosfera, ma una certa varietà di dinamiche, strutture non scontate e, soprattutto, il grande lavoro delle chitarre rendono l’ascolto meno ostico di quanto si possa percepire al primo approccio e, accanto all’opprimente “Myopic”, troviamo “Primordial Sky”, dodici minuti di sofferenza che si sciolgono in una dolente coda psichedelica, oppure l’altrettanto lunga “Look Upon The Earth”, con i suoi sinistri arpeggi a sottolineare tutta questa enorme pesantezza. E’ un suono feroce quello degli americani, il lamento di un animale intrappolato in una caverna, un intreccio di riff ed assoli sostenuto da una sezione ritmica essenziale ma granitica, sul quale si staglia un urlo furente.
“Primordial Sky” è il disco più completo pubblicato finora dagli Oryx: dal punto di vista puramente fisico, lo scossone che si riceve è molto forte, frutto dell’energia primordiale sprigionata da questi brani; colpisce, però, anche la capacità di creare una sorta di effetto contemplativo, come se questi quaranta minuti rappresentassero il maestoso spettacolo della vita e della morte al quale noi dobbiamo assistere inermi ed impotenti.