
7.0
- Band: OTHISMOS
- Durata: 00:26:20
- Disponibile dal: 16/12/2024
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Odio, pessimismo, rancore, sono i concetti fondanti nel discorso musicale degli Othismos: il terzetto si era infatti ben messo in evidenza con i primi due album “L’Odio Necessario” (2015) e “Separazione” (2019), ripercorrendo il filone del blackened crust/metal con indubbia passionalità e devozione. Due dischi – a cui affiancare lo split con i Nulla + del 2020 – fondativi di un’identità probabilmente difficile da scindere dai propri numi ispiratori (Tragedy, From Ashes Rise, Celeste, Rorcal), ma sufficientemente solida e dettagliata da non cadere nel dimenticatoio.
L’assalto perpetrato in “Sottrazione” asseconda la viscerale negatività che sembra guidare l’operato dei musicisti toscani, qui intenti a togliersi di dosso la patina più tipicamente black metal, per portarsi a scorbutiche, urticanti invettive punk/hardcore: esse risultano ingrossate da un suono tenebroso, metallico, insieme denso e urticante, così da rendere l’impatto complessivo un qualcosa di tetro e devastante – un coacervo di suoni sferraglianti, privi di remore e pause, capaci anche di evocare qualcosa di grandioso e terribile, azzannando in un attimo e poi continuando a strattonare, dilaniare, distruggere.
Rispetto alle prove precedenti, la band sembra voler andare per vie ancora più spicce e urgenti, fondendo la propria animosità a un disegno di suono profondo, con una luttuosità strisciante a emergere come uno dei tratti migliori di questo “Sottrazione”. Un disco probabilmente ‘semplice’ nell’idea e nell’impostazione, eppure segnato, soprattutto nei momenti meno pressanti e di maggior respiro, da cadenze atmosferiche non proprio così facili da maneggiare ed esaltare.
L’atmosfera generale, virata a una tumultuosa apocalisse, si avvicina ad alcune creature underground assai ispirate su questo fronte di suoni neri e grevissimi; parliamo dei Coffinworm di “IV.I.VIII” o dei Wolvhammer di “The Obsidian Planes”. In quei casi lo sludge e il post-metal più estremi la facevano da padrone, mentre nel caso degli Othismos i tempi sono più stringenti, ma una contiguità nelle sensazioni evocate la percepiamo.
La voce acidissima e scorticante di Filippo Masina è infine l’elemento che fa prendere all’insieme una piega più nervosa e destabilizzante, spruzzando di caos selvaggio una musica altrimenti più rigorosa e quadrata.
La band si fa apprezzare anche per un miglior uso della melodia, mezzo per acuire la sensazione di desolazione permeante tutte le tracce: in alcune è più sullo sfondo, in altre, come in “The Mirror”, si prende maggiori attenzioni e dà una caratterizzazione più evidente alla composizione. Se l’idea primaria rimane quella di distruggere tutto quanto si ha attorno – come ribadito efficacemente nella cruenta “Pars Destruens” – vi sono rallentamenti e allargamenti del suono che tolgono pressione e ampliano le possibilità espressive del gruppo.
Nonostante l’efficacia complessiva di “Sottrazione”, ci rimane l’impressione che si potrebbe andare oltre, avere canzoni più strutturate e dall’apparato atmosferico ancora più ricco, cosa che potrebbe consentire di avvicinarsi ulteriormente ad alcune delle formazioni più influenti per gli Othismos.
In ogni caso, brani martellanti e ferali come “They Declared War On Us” non si scrivono da soli, dando magari due input a qualche intelligenza artificiale a basso costo: “Sottrazione” è prova solida, di sicura affidabilità e godimento per chi ama forme di crust metallizzato tanto, ma proprio tanto, annerite.