7.0
- Band: OTTONE PESANTE
- Durata: 00:44:16
- Disponibile dal: 02/11/2018
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Le innumerevoli derivazioni che hanno percorso la storia del metal hanno già dimostrato come si possa riuscire a suonare questo genere anche senza l’ausilio della classica formazione rock. Abbiamo visto rivisitazioni orchestrali, acustiche, swing e a cappella; abbiamo visto sostituire il binomio basso-chitarra con dei violoncelli, per citare il caso particolarmente noto degli Apocalyptica, e oggi tocca ad una formazione italiana regalarci una nuova interpretazione del concetto di heavy metal.
Gli Ottone Pesante, infatti, sono un trio particolarissimo, che sostituisce nella triade chitarra-basso-batteria le prime due con tromba e trombone. Se già questa scelta stilistica risulta coraggiosa, lo diventa ancora di più durante l’ascolto del loro secondo album, “Apocalips”: gli Ottone Pesante, infatti, danno vita ad una manciata di composizioni strumentali che non solo pescano a piene mani nelle costruzioni tipiche del metal, ma prediligono addirittura il metal estremo. E’ oggettivamente impressionante il numero di stili che emergono nelle varie composizioni, death metal, progressive, black metal, jazz, math, doom. I tre musicisti picchiano duro e scaraventano l’ascoltatore in un vortice folle, incandescente e apocalittico. D’altra parte, come chiosano giustamente gli stessi autori, la fine del mondo non viene forse annunciata dalle trombe del Giudizio?
I tre musicisti, intelligentemente, non esagerano con la durata dei brani, per non rischiare di abbuffare l’ascoltatore con un proposta non semplice, con l’unica eccezione di “Doom Mood”, tredici minuti ossessivi che vengono perfettamente espressi già nel titolo. Episodi particolarmente riusciti, a nostro parere, la schizofrenica “Bleeding Moon”; “Angels Of Earth” con quelle sue inflessioni balcaniche; e “Seven Scourges”, caratterizzata da una pregevole linea melodica che non rinuncia comunque a potenza e complessità.
Tutto perfetto, dunque? Non esattamente, nel senso che la scelta stilistica degli Ottone Pesante rappresenta allo stesso tempo il punto di forza e l’ostacolo maggiore all’ascolto. Sostituire il muro sonoro cavernoso e possente delle chitarre elettriche con quello più squillante degli ottoni non sempre funziona al meglio, soprattutto quando si tratta di riprodurre il riffing martellante del metal estremo. Se, infatti, le trame più articolate funzionano, anche per vicinanza ad un certo jazz, quando la musica si fa più lineare e diretta ci sono momenti in cui si ha la sensazione di ascoltare un surrogato di qualcosa che manca. Nonostante questo, comunque, non possiamo che promuovere un lavoro coraggioso e originale, che si rivolge ad un pubblico di nicchia, ricettivo ed aperto alle sperimentazioni più ardite.