OTTONE PESANTE – DoomooD

Pubblicato il 15/09/2020 da
voto
8.0
  • Band: OTTONE PESANTE
  • Durata: 00:34:20
  • Disponibile dal: 18/09/2020
  • Etichetta:
  • Aural Music
  • Distributore: Audioglobe

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Abbiamo fatto la conoscenza degli Ottone Pesante circa un paio di anni fa, all’epoca dell’uscita del loro album “Apocalips”, che ci aveva convinto grazie ad una formula assolutamente unica. Per chi non la conoscesse, questa formazione si dedica ad un’oscura interpretazione dell’heavy metal più violento attraverso l’uso di una batteria, una tromba e un trombone. Già all’epoca del precedente lavoro eravamo rimasti stupiti dalla capacità della band di maneggiare diversi stili, propri del metal estremo, attraverso strumenti che non appartengono nemmeno di striscio a quel panorama musicale. L’unico aspetto che ci aveva lasciato non completamente soddisfatti era legato alla difficoltà oggettiva di riuscire a riprodurre in maniera ottimale un sound cupo e monolitico con degli strumenti dal timbro più rotondo e squillante. Con enorme piacere, quindi, ci troviamo oggi di fronte ad un nuovo album che, invece, riesce ad abbattere ogni possibile obiezione, segnando un netto passo in avanti rispetto al suo predecessore.
Per provare a descrivere al lettore il mondo creato dagli Ottone Pesante, la cosa migliore è partire dal titolo dell’album. “DoomooD” è in primo luogo un’indicazione abbastanza chiara sulle coordinate sonore scelte dalla band: rispetto ad “Apocalips” (che pure aveva già al suo interno un lungo brano intitolato “Doom Mood”), gli Ottone Pesante si spostano verso uno stile meno caotico e schizofrenico, spingendo invece su sonorità plumbee, inesorabili, spaventose, proprio come le leggendarie trombe del giudizio. “DoomooD”, però, è anche un palindromo e anche questa è una chiave di lettura fondamentale nella fruizione del nuovo album del trio: l’album, infatti, è stato composto seguendo la forma del canone inverso, ovvero un componimento musicale che può essere suonato dal principio alla fine o viceversa senza subire sostanziali variazioni. Questo non significa che possiamo riprodurre esattamente l’album al contrario, nota per nota, ma la sua natura speculare risulta affascinante e fondamentale per comprendere l’intera opera. Come già il suo predecessore, anche il nuovo album è composto soprattutto da brani strumentali, ma ancora una volta ci sono delle eccezioni di valore, come “Tentacles”, evocata da abissi lovecraftiani grazie al contributo di Sara, la cantante dei Messa, oppure “Serpentine Serpentone”, che invece si sposta su coordinate black metal con in prima linea il ringhiare di Silvio Sassi degli Abaton. Semplicemente incredibile, infine, la quantità di suoni, timbri e rumori che il trio è riuscito a riprodurre nella mezz’ora di durata dell’album: durante l’ascolto vi ritroverete a chiedervi, come noi, quale strumento aggiuntivo stia contribuendo alla trama sonora e invece, come confermano gli stessi componenti del gruppo, tutto quello che possiamo ascoltare viene dalla batteria e dagli ottoni. Niente di più.
Insomma, tirando brevemente le somme, abbiamo una band italiana che suona uno strano ibrido metal in una forma mai vista prima, che ha superato tutti i limiti del suo precedente lavoro, e che in più decide di sfidarsi con una forma per certi versi rigorosa, che appartiene concettualmente alla musica classica? Hot Album, subito!

TRACKLIST

  1. Intro the Chasm
  2. Distress
  3. Tentacles
  4. Coiling Of The Tubas
  5. Serpentine Serpentone
  6. Ocean On A Eco
  7. Grave
  8. Strombacea
  9. Endless Spiral Helix
  10. End Will Come When Will Ring The Black Bells
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