OTTONE PESANTE – The Scrolls Of War

Pubblicato il 15/10/2024 da
voto
8.0
  • Band: OTTONE PESANTE
  • Durata: 00:43:08
  • Disponibile dal: 18/10/2024
  • Etichetta:
  • Aural Music

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Nella continua ricerca di nuovi stimoli musicali, diventa sempre più difficile trovare qualcosa di innovativo, una formula inedita che possa essere replicata senza perdere in personalità e valore. In Italia, abbiamo il privilegio di averne un fulgido esempio negli Ottone Pesante, un trio che abbiamo scoperto nel 2018, all’epoca del loro secondo disco, “Apocalips”, e che ci ha letteralmente spazzato via con l’eccellente “DoomooD”, pubblicato due anni dopo.
Gli Ottone Pesante suonano musica estrema, influenzata da black, death, avant-garde e doom metal, il tutto con tromba e trombone a sostituire chitarra e basso. Gli ottoni vengono filtrati, distorti, trasformati fino a renderli quasi irriconoscibili, per poi venire applicati a costruzioni tipiche del metal estremo. Sulla carta si tratta di un esperimento ardito, con alte possibilità di fallimento, ma il trio di Faenza ha saputo dimostrare come questa formula possa essere vincente, soprattutto se messa in atto con la cura e la ricerca sonora che la band ha dimostrato in quel gioiello di “DoomooD”.
Dopo l’EP “…And The Black Bells Rang”, del 2022, avevamo aspettative molto alte per il nuovo “The Scrolls Of War” e, con molto piacere, possiamo dire di essere stati pienamente ripagati.
Ancora una volta gli Ottone Pesante non si limitano a comporre canzoni, ma partono da un concept, un’idea da sviluppare con la loro musica. In “DoomooD” era la specularità, con la band a costruire una sorta di album palindromo; questa volta, invece, l’ispirazione è di carattere storico-archeologico.
Gli Ottone Pesante prendono spunto da documenti antichissimi, come i Manoscritti del Mar Morto, per andare a ricostruire il rapporto tra la guerra e la musica per ottoni. D’altra parte, è noto come le trombe (o le loro molteplici varianti) siano da sempre strumenti utili nella battaglia: la loro capacità di raggiungere punti molto lontani nello spazio e di sovrastare il rumore, unita alla facilità di trasporto, le rendeva perfette per fornire indicazioni militari immediatamente comprensibili sul campo di battaglia.
Gli Ottone Pesante traducono questo concept in musica in modo perfetto: in pochi minuti ci troviamo catapultati indietro di migliaia di anni, a rivivere battaglie combattute agli albori della Storia.
L’uso degli ottoni, in questo contesto, diventa perfetto: il suono della tromba e del trombone, per quanto distorti tanto da assomigliare a quelli di una chitarra elettrica, sono comunque diversi: laddove la vibrazione di una corda dà un suono più prolungato, il soffio del fiato nella tromba genera delle piccole esplosioni, che rendono ancora più secco il suono. Quando poi i fiati lasciano spazio al loro timbro più naturale, le atmosfere che ne emergono fanno da perfetto accompagnamento al concept del disco.
Così abbiamo brani come “Late Bronze Age Collapse” o “Sons Of Darkness Against Sons Of Shit” che rappresentano al meglio la furia caotica ed annichilente della guerra, mentre la lunga “Men Kill, Children Die”, con le sue atmosfere dilatate ed oscure, ci trasporta in un universo sonoro che lambisce i confini della colonna sonora, grazie alla sua struttura così cinematografica.
Particolarmente riuscita anche “Teruwah”, un altro brano violento e diretto che, suonato con chitarra e basso, non esiteremmo a definire thrash, per non parlare di “Battle Of Qadesh”, a nostro parere il fulcro dell’album. Questo brano, che narra di una delle più grandi battaglie del mondo antico, combattuta tra gli egizi di Ramses II e gli ittiti, comandati da Muwatalli, mostra pienamente la capacità degli Ottone Pesante di ricreare atmosfere antiche ed epiche, con in più l’eccezionale contributo di Lili Refrain, che aggiunge la sua voce maligna ad una proposta che, in generale, resta soprattutto strumentale.
Un altro bellissimo lavoro, dunque, che nelle intenzioni della band vuole essere il primo capitolo di una trilogia che si sposterà nel tempo, andando ad esplorare luoghi e momenti diversi della storia dell’umanità. Non vediamo l’ora.

 

TRACKLIST

  1. Late Bronze Age Collapse
  2. Sons Of Darkness Against Sons Of Shit
  3. Men Kill, Children Die
  4. Teruwah
  5. Battle Of Qadesh
  6. Slaughter Of The Slains
  7. Seven
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