7.0
- Band: OUR HOLLOW OUR HOME
- Durata: 00:41:30
- Disponibile dal: 27/09/2024
- Etichetta:
- Arising Empire
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Chi ha familiarità con il metalcore inglese dell’ultimo decennio conoscerà bene gli Our Hollow, Our Home, ma per tutti gli altri un breve ripasso: la band di Southampton è uscita allo scoperto sul finire degli anni ’10 con un paio di lavori autoprodotti (“Hartsick” e “In Moment // In Memory”) e la classica cover paracula (“Shape Of You” di Ed Sheeran), salvo poi cedere alle lusinghe della Arising Empire con cui nel 2021 vede la luce “Burn The Flood”.
Complici alcuni problemi personali, il lancio del nuovo album coincide con lo scioglimento già annunciato della band, e così “Hope & Hell” si configura come il classico canto del cigno, chiudendo i battenti dopo nemmeno una dozzina d’anni di attività.
Dire che sentiremo la loro mancanza sarebbe forse eccessivo, stante la quantità di band similari in circolazione, ma sicuramente il quintetto inglese conferma anche in questo frangente la sua innata capacità di unire l’energia tipica del metalcore più muscolare con uno spiccato senso melodico, ponendosi come ideale anello di congiunzione tra la potenza ritmica dei While She Sleeps e l’emotività dei The Amity Affliction.
Rispetto al recente passato diminuiscono le parti rappate, mentre le due voci di Gaz e Tobias intrecciano scream e ritornelli dolci come un marshmallow in pezzi come “Castaway”, la title-track o “Veil Walker”, ideali punto d’incontro tra il metalcore melodico d’inizio secolo e il piglio più moderno dei connazionali Architects e Bury Tomorrow.
Tra una versione frangiata di Tim Lambesis (“Funeral Verse”) e richiami al pop/punk-core degli A Day To Remember più spensierati (“Burial Season”, “Lifeline”) c’è spazio anche per le atmosfere più intime di “In Reflection”, cinque minuti di raccoglimento in cui la band inglese mette a nudo le proprie emozioni senza nascondersi dietro al muro delle chitarre elettriche.
Mancavano all’appello giusto i Bring Me The Horizon, che puntualmente si materializzano sul finale (“Grave Warden”) confermando la tesi iniziale: gli Our Hollow, Our Home non inventano assolutamente nulla, ma hanno saputo prendere tutti i riferimenti giusti condensandoli in un dischetto perfetto per gli appassionati del genere.