8.0
- Band: OUR SURVIVAL DEPENDS ON US
- Durata: 00:46:34
- Disponibile dal: 08/02/2019
- Etichetta:
- Van Records
- Distributore: Audioglobe
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Musica per pensare, riflettere, viaggiare nella storia e nella cultura, cercando di conquistare nuovo sapere. Oppure riappropriarsi di emozioni autentiche, rinsaldare il legame con la propria essenza spirituale, smarrita per qualche motivo. Gli Our Survival Depends On Us vanno in profondità, meticolosi, attenti, compiono processi introspettivi di ampio respiro per capire innanzitutto cosa raccontare, che tipo di messaggio intendono comunicare e perché. Un procedimento che mette a fattor comune le singole sensibilità artistiche dei membri del collettivo, che non prediligono una sola forma d’espressione, impegnati su molti fronti, in veste di scrittori, scultori, pittori, attivisti. Quel che più importa, costoro hanno una curiosità verso le cose del mondo, visibili e astratte, che li porta a interpretare la band come il veicolo di messaggi di portata molto più ampia del semplice intrattenimento. “Melting The Ice In The Hearts Of Men” si compone allora di quattro capitoli con un comune sentire di fondo, una densa drammaticità e un’intensità narrativa vibrante, caratterizzati da moderati crescendo e uno stile narrativo accostabile a quello del neofolk e del cantautorato più ricercato. Tratti comuni alla passata discografia del gruppo, che si esplicano in questo album in un clima mediamente più cupo, un suono lievemente lo-fi e la consueta maestria nell’intrecciare generi tradizionali, fra loro distanti e apparentemente incompatibili, in un impasto coerente e di immediata riconoscibilità.
“Galahad” è dedicata alle gesta del più valoroso fra i Cavalieri della Tavola Rotonda di Re Artù; la ricerca del Sacro Graal viene vista dagli Our Survival Depends On Us immaginando i tormenti interiori di Galahad e i registri sonori non possono che contestualizzare l’avvicendarsi di ottimismo, desiderio, paura e disperazione nella mente del cavaliere. Un canto di montagna e un cantilenante arpeggiato, doppiato da una malinconica melodia, introducono al tema portante di un sofferto cantico doom, dove riverberano magiche punteggiature tastieristiche, derivate dal prog rock e dalle solitarie atmosfere del post-rock nordico (il gruppo dichiara di aver tratto alcune atmosfere dai Sigur Ròs). Abbracci sinfonici, cruenti spaccati epici, cadenzati dolenti si gonfiano d’intensità, tappeti di sintetizzatori contornano i passaggi più palpitanti, fino all’intorbidirsi dei colori nel cruento finale, appannaggio dell’ugola di Alan Averill dei Primordial. “Gold And Silver” fa a sua volta risaltare l’accresciuta importanza nell’economia del sound del tastierista Hajot Gmeilbauer, contraltare fondamentale al corposo lavoro di chitarre, miscelante possanza viking, grumosità sludge e un sempre affascinante tocco dark. Il battere uniforme della batteria e i sinistri arpeggi di chitarra alimentano sentori di tragedia, quelli narrati nel Libro del profeta Ezechiele, contenuto nell’Antico Testamento, cui le liriche si rifanno. Non è necessario conoscere i contenuti di tale testo per assaporare la tristezza tumultuante e il caos evocati a poco a poco dagli Our Survival Depends On Us, che fanno ricorso a nenie di violino e un intrecciarsi sempre più veemente delle tre voci per instillare emozioni estreme nell’ascoltatore.
L’afflato sconfortato, condito da sentimenti accusatori, rabbiosi, rivoltosi, promana nella seguente “Song Of The Lower Classes”, una denuncia dei modi del capitalismo moderno, che ridurrebbe le persone schiave e sottomesse, fragili ingranaggi di un meccanismo incontrollabile e spesso incomprensibile. Un argomento molto sentito dal gruppo – il cantante/chitarrista Thom Kinberger è un importante leader sindacale in Austria – che si avvale di partiture pesanti e struggenti per diffondere il suo pensiero in materia di diritti umani e condizione dei lavoratori. Anche in questo caso, non bisogna per forza comprendere il testo – le parole sono dell’attivista per i diritti dei lavoratori Ernest Charles Jones, vissuto all’epoca della seconda rivoluzione industriale – per cogliere le sfumature emozionali del pezzo ed essere travolti, gradatamente, dall’impeto della formazione. “Sky Burial” stacca inizialmente la corrente, i costumi funebri di antichi popoli tibetani e persiani sono raccontati da un mantra ambient, gorgheggi isolati, percussioni etniche di sentore orientale e dal suono solenne, che portano alla contemplazione e a un raccoglimento mistico. Qualcosa che affiorava in alcuni frangenti del precedente “Scouts…” e che qui riappare in forma più dilatata, prima di una galoppata fra post-rock e psichedelia di alta suggestione. “Melting The Ice In The Hearts Of Men” è un disco che fa risaltare l’unicità degli Our Survival Depends On Us, poeti di acuta sensibilità in un mondo che sembra andare troppo di fretta per prestare attenzione a musica come questa, che richiede di essere assaporata con calma e dedizione.