8.0
- Band: OVO
- Durata: 00:37:23
- Disponibile dal: 11/11/2013
- Etichetta:
- Supernaturalcat
- Distributore: Goodfellas
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Bruno Dorella e Stefania Pedretti ormai non necessitano più alcuna introduzione, sono dei veri titani del metal sperimentle nostrano e oltre: tour mondiali che hanno toccato la Russia e il Giappone, album usiciti su etichette come Load Records e Bar La Muerte e collaborazioni con gente come i Nadja, sono segni inequivocabili che il duo ha ormai raggiunto uno status di primissimo ordine sul panorama heavy-sperimentale mondiale, e i Nostri possono essere considerati a tutti gli effetti una sorta di band culto venerata in patria quanto – se non di più – all’estero. In questo scenario reverenziale si inserisce “Abisso”, il nuovo full-length del duo che, oltre a rafforzare una reputazione già di per sé di ferro, tiene anche fede al proprio titolo in maniera incredibile. E infatti non c’è altro modo per descriverlo questo disco colossale e immondo, se non proprio come un abisso. Stavolta Dorella e Pedretti hanno molto smorzato il loro immaginario noise rock per far respirare di più – molto di più – le loro inclinazioni sludge-doom. Il risultato è un monolite di pazzia che avvicina i Nostri molto di più ai lidi di band folli e ultra-heavy come Wolvserpent, The Body, e Horseback che alla compagine noise più rock-oriented del loro passato sul roster Load. Ma non è la pesantezza che fa paura di questo disco, nonostante parliamo di un lavoro caratterizzato da un peso specifico sonoro titanico. E’ il modo che i due hanno di essere “strani” nel suonare che gela il sangue nelle vene e fa di “Abisso” un disco raccapricciante e deforme. Saranno le voci della Predretti che assomigliano a un’orda impazzita di ratti zombie (la deformissima e crepuscolare “Fly Little Demon” e la conclusiva traccia noise “Fame” ne sono un esempio lampante). Saranno i sample e i tanti innesti elettronici allucinati che impestano il disco come un piaga surreale, o i beat sconnessi e destrutturati di Dorella a suscitare smarrimento e paura. Non ci è dato sapere o individuare cosa esattamente di questo album è così fottutamente malato, ma il dato di fatto inconfutabile è che il lavoro trasuda malattie, morte e pazzia da ogni suo orifizio. Allo stesso tempo però, e nonostante l’immondo carico astrattivo e sperimentale che lo caratterizza, le tracce di questo disco squilibrato sono incredibilmente concise, fruibili e brutali, e questa caratteristica ne rafforza il genio in maniera palpabile. La lunghezza delle stesse non le porta mai a divagare, come spesso accade nel genere, e le componenti noise sono centellinate e dosate alla perfezione per creare smarrimento e stupore, ma senza mai rinunciare al dato prominente di fondo: le bastonate che questo album rifila senza pietà. L’essenza del disco infatti, fatta di riff colossali e montagnosi vomitati fuori senza sosta dalla sei corde baritona della Pedretti, rimane solida e strutturatissima per tutta la durata del lavoro, donando al lavoro uno scheletro centrale ultra-heavy fatto di monumentale e ripugnante pesantezza. Come un mix surreale e grottesco tra Godflesh, Melvins, Lightning Bolt, Big Black, Today Is The Day, Nadja, Kahnate (c’è anche uno slot come ospite alle voci da parte di Alan Dubin dalla malatissima “Dream Within A Dream”), Swans e Boris, “Abisso” rappresenta senza ombra di dubbio uno dei lavori più compiuti e ispirati nella storia del sodalizio Dorella-Pedretti, e contiene alcune delle tracce più fottutamente immonde e geniali mai concepite dal duo. Parliamo della terremotate “I Cannibali”, tanto obesa e violenta da ricordare i migliori Godflesh, della tellurica “Harmonia Macrocosmica”, un supplizio industrial-sludge degno dei primi Swans o dei migliori Halo, e dell’apocalittica “Ab Uno”, traccia-capolavoro di dark-ambient con innesti sludge e noise che tocca picchi di pazzia e pesantezza inverecondi. Gli OvO ce li abbiamo solo noi, e grazie a loro L’Italia è dominatrice assoluta dell’avant-sludge contemporaneo. Orgoglio e fierezza senza fine.