8.0
- Band: PAGAN ALTAR
- Durata: 01:05:11
- Disponibile dal: 28/02/2013
- Etichetta:
- Cruz Del Sur Music
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
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Dopo aver riproposto la grandissima parte della discografia dei Pagan Altar, la Cruz Del Sur non si poteva esimere dal ristampare quello che in molti considerano il capolavoro della band albionica, ovverosia quel “Mythical And Magical” uscito originariamente nel 2006 via Oracle Records ma contenente composizioni risalenti al periodo 1977-1983. Inutile nascondersi dietro un dito: questo è un album davvero portentoso, elegante, maestoso, potente e classico, con al proprio interno interessanti divagazioni epic folk che lo pongono al di fuori del tempo e al di là delle mode del momento. “Mythical And Magical” è un’opera fatta per restare e – sebbene non sia perfetto – è in effetti inquadrabile come il punto più alto della carriera dei Pagan Altar. Prodotto dagli stessi Terry ed Alan Jones, il terzo ful length dei Nostri è anche quello più maturo e quello dove la loro proposta si esplicita in tutta la propria forza ed evocatività. Alan Jones compie un lavoro stratosferico alla sei corde, ottimamente coadiuvato dalla sezione ritmica composta da Trevor Portch al basso e Mark Elliot alla batteria e a tratti viene supportato dalla tastiere dell’ospite Louise Walter. Dei dodici episodi presenti nel platter sono pochissimi quelli evitabili; ad esempio l’eccessiva linearità di “The Witches Pathway” fa sì che il brano possa essere tranquillamente bypassato e che ora risenta del peso dell’età. Stessa cosa si può dire di “The Cry Of The Banshee”, che comunque rimane un discreto esempio di NWOBHM non canonico. Il resto della track list viaggia su livelli altissimi, a partire dal classicone posto in apertura: stiamo parlando di “Samhein”, mid tempo sabbathiano (era “Heaven And Hell”) sopra al quale Alan Jones intesse arabeschi chitarristici straordinari. Molto strana e palesemente fuori contesto “The Crowman”, vicina all’immaginario lirico e sonoro western. “Daemoni Na Noiche” è un brano pesante e ritmicamente intenso, pienamente inserito in un contesto ottantiano. Da “The Sorcerer” in poi l’album fa una clamorosa impennata qualitativa; i ragazzi di Brockley infatti trovano la giusta quadratura tra un hard rock pomposo e mutuato dagli Uriah Heep, la fisicità della scena inglese del tempo ed un’epicità che di li a poco solo i Manilla Road riusciranno a sprigionare, il tutto carezzato da morbide atmosfere folk che alleggeriscono tutto il contesto. Straordinarie a questo proposito la stessa “The Sorcerer” e il capolavoro “The Erl King”, ballata dal valore emotivo inestimabile. Molto bene anche le più muscolari “Flight Of The Witch Queen”, “Dance Of The Druids” e “The Rising Of The Dark Lord”, che a più riprese evocano fantasmi di Black Sabbath e Witchfinder General, opportunamente riveduti e corretti. Il nostro consiglio è quello di non farsi scappare “Mythical And Magical”, lavoro superbo che non dovrebbe mancare nella discografia di ogni classic metaller che si rispetti.