PAGAN ALTAR – Never Quite Dead

Pubblicato il 22/04/2025 da
voto
7.5
  • Band: PAGAN ALTAR
  • Durata: 00:38:14
  • Disponibile dal: 25/04/2025
  • Etichetta:
  • Dying Victims Productions

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Pensare che ci saremmo trovati a stringere fra le mani “Never Quite Dead” dei Pagan Altar, a dieci anni dalla scomparsa del mastermind Terry Jones, ha un che di incredibile e quasi spirituale. Se, infatti, “The Room Of Shadows”, risalente al 2017, aveva chiuso un cerchio con le ultime linee vocali registrate dal fondatore, il figlio e chitarrista Alan Jones non si è mai arreso: per lui, portare avanti la band è probabilmente il modo migliore di rendere giustizia a suo padre.
Qui, però, una durissima scelta è toccata all’erede spirituale della formazione heavy-doom: chi chiamare dietro al microfono, sostituendo la voce da menestrello di Terry? Crediamo che la scelta di Brendan Radigan, già nei Magic Circle e nei Sumerlands, sia stata la scelta più appropriata: ora che stringiamo fra le mani questo album, sentiamo fortemente la benedizione di Jones padre, colui che ha sempre portato avanti con ostinata determinazione il suo amore per le storie e per l’heavy metal, complice il fatto che i testi del disco sono tutti materiali a lui appartenenti.
“Saints And Sinners”, inizialmente, può lasciare un po’ spiazzati: c’è una carica e una vena rockeggiante che forse c’entra poco con i Pagan Altar di “Mythical And Magical”, ma non per questo non c’è la magia della chitarra di Alan, così come l’ormai consolidata presenza di Andy Green e Diccon Harper – rispettivamente a batteria e basso.
Anche se Radigan ha una voce estesa su più toni rispetto al caro, vecchio tono di Terry, riusciamo infatti a scorgere la magia che pesca dalla vecchia NWOBHM, ma sempre con un approccio folk e quasi shakespeariano, che rende i pezzi pieni di pathos. Un esempio lampante, che collega l’atmosfera delle tombe dei cimiteri inglesi alle danze di pixie del “Sogno di Una Notte di Mezza Estate”, è la successiva “Liston Church”, mentre la vena più da menestrelli della band esce ampiamente in “Madame M’Rachel”, cui fa seguito la durezza heavy di “Madame M’Rachel’s Grave”.
Storie che si intrecciano, con una produzione se vogliamo più rifinita rispetto a quella sentita sul pure ottimo “The Room Of Shadows”: la vena più doom della band si estende nelle ottime “Well Of Despair”, il cui testo sembra quasi autobiografico, e, soprattutto, in “The Dead’s Last March”, dove Radigan ha modo di mostrare che la sua eccellente estensione vocale può dare molto anche alle atmosfere bardiche intessute dalla formazione.
Come tutti i dischi dei Pagan Altar, c’è sempre quella dimensione quasi bucolica, da racconti attorno al fuoco, che caratterizza e si snoda per tutto il disco, ed è così che dopo la jethrotulliana “Westbury Express”, quasi un quarto di disco se ne va con i nove minuti della dolce e drammatica “Kismet”, altro brano che mette bene in evidenza l’equilibrio tra cupezza e racconto, con l’immancabile rapporto fra chitarra acustica ed elettrica che ha reso questa band un vero e proprio culto fra gli appassionati.
È curioso pensare che una delle recensioni di “The Room Of Shadows” lasciate dagli appassionati su Metal Archives nel 2018 si chiamasse proprio “Never Quite Dead”: dentro a questo titolo crediamo siano racchiusi tutto lo humor e la testardaggine della famiglia Jones, che non si è mai arresa nemmeno di fronte al cancro pur di poter suonare ancora una volta questo heavy metal epico, magico e cupo allo stesso tempo.

TRACKLIST

  1. Saints And Sinners
  2. Liston Church
  3. Madame M’Rachel
  4. Madame M’Rachel’s Grave
  5. Well Of Despair
  6. The Dead’s Last March
  7. Westbury Express
  8. Kismet
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