PAGANIZER – Flesh Requiem

Pubblicato il 29/10/2024 da
voto
6.0
  • Band: PAGANIZER
  • Durata: 00:40:34
  • Disponibile dal: 01/11/2024
  • Etichetta:
  • Trascending Obscurity

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Il nuovo album dei Paganizer, “Flesh Requiem”, rappresenta un’altra tappa nella carriera ormai quasi inesauribile di Rogga Johansson, che continua a sfornare death metal con un’impressionante costanza.
Siamo arrivati a tredici full-length solo per questo gruppo, la cui carriera si è spesso mischiata e confusa con quella di realtà parallele come Revolting, Ribspreader, Carve, The Grotesquery e letteralmente decine di altre, tutte devote a una forma di (swedish) death metal sostanzialmente primitiva.
Dopo aver offerto lavori interessanti agli esordi, come “Dead Unburied” o “Murder Death Kill” – le cui canzoni possedevano riff di valore, variazioni e, in generale, un songwriting che poteva tranquillamente stare al passo dei Grave del periodo – la formazione ha poi intrapreso un percorso in cui l’eccesso di produzioni ha inevitabilmente sacrificato la qualità a favore della quantità, con opere senza infamia e senza lode, palesi battute d’arresto e, ogni tanto, qualche segnale di ripresa.
Anche se pure qui non mancano momenti di riscatto, il nuovo album si muove su binari ormai ben consolidati, con qualche sprazzo di ispirazione, ma con l’impressione generale di una band che ha già detto tutto quello che poteva dire.
Guardando alla tracklist, in “Flesh Requiem” torna a farsi viva la più pronunciata vena melodica che Johansson ha introdotto già da qualche tempo. Pur mantenendo una base solida di death metal svedese piuttosto rozzo, ancora una volta fortemente influenzato dai primi Grave e Edge of Sanity, emerge qua e là una sensibilità più accessibile, con accenni di classic metal. Tracce come “World Scythe” e “Skeletons” sono un buon esempio di questa tendenza, con riff che evocano in lontananza l’epicità maideniana, richiamando alla memoria certi Dismember. Tuttavia, questi tentativi di variare la formula non riescono a mascherare del tutto la stanchezza che traspare dal songwriting complessivo. Pezzi come la title-track o “Meat Factory” hanno un passo diverso rispetto alla massa, ma attorno ad essi l’autocitazionismo è palpabile, e purtroppo non si accompagna a un’evoluzione significativa o a un’originalità che possa del tutto giustificare una nuova uscita.
Al di là della bella copertina (siamo ormai abbastanza certi che la Transcending Obscurity abbia acquistato tutti i dipinti di Mariusz Lewandowski rimasti inutilizzati dopo la sua morte), “Flesh Requiem” è insomma un album che mantiene fede alla recente tradizione dei Paganizer, senza stravolgerla né elevarla a nuovi livelli. Per i fan di lunga data, i brani migliori potrebbero riuscire a dare conferma della solidità di Johansson come autore di death metal old school; per chi invece è alla ricerca di qualcosa di più brillante, questo lavoro non potrà che risultare un esercizio di stile, privo di quella scintilla che ha caratterizzato i momenti migliori del gruppo.

TRACKLIST

  1. Life of Decay
  2. Meat Factory
  3. Flesh Requiem
  4. Hunger For Meat
  5. Viking Supremacy
  6. World Scythe
  7. Fare Thee Well (Burn In Hell)
  8. Necromonolithic
  9. The Pyroclastic Excursions
  10. Just Another Doomsday
  11. Suffer Again
  12. Skeletons
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