7.0
- Band: PAGANIZER
- Durata: 00:45:09
- Disponibile dal: 24/10/2011
- Etichetta:
- Cyclone Empire
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Roger Johansson è in forma! Dopo averci piacevolmente colpito con l’ultima fatica targata Revolting, l’inesauribile musicista svedese ci regala nel corso dello stesso anno anche un nuovo album dei Paganizer, confermando di trovarsi in un periodo decisamente felice, almeno sotto il profilo della sua vena creativa. Chissà, forse anche il ritorno in lineup del batterista originario Jocke Ringdahl ha influito sul songwriting di Johnsson… in ogni caso, resta il fatto che questo “Into The Catacombs” ci ripresenta dei Paganizer definitivamente tornati sui livelli dei primi dischi, dopo un periodo trascorso all’insegna di pubblicazioni sì decorose, ma mai propriamente esaltanti. Eppure, a farla da padrone in questo lavoro è il solito, familiare, sound dei nostri: death metal 100% svedese, con un gusto spiccato per midtempo poderosi dettati da una sezione ritmica essenziale, su cui si staglia uno dei migliori growling in circolazione. Insomma, stilisticamente nulla di nuovo. La differenza la fa la cura nella “regia”, il modo in cui sono stati composti i pezzi e, ovviamente, i riff su cui questi ultimi si basano. In sostanza, questa volta il gruppo svedese ha sfoderato delle trame più coinvolgenti: i brani scorrono meglio, i cambi di tempo sono più azzeccati e, qua e là, si rintracciano anche sottili cambi di impostazione nelle strutture, che si manifestano in tracce che possono risultare sia brevi, nevrotiche e vicine al death-grind (“Total Lovecraftian Armageddon” o “Ragnarök”), sia massicce e frastagliate. A far da collante, i soliti riffoni in midtempo tanto cari a Johansson, che, pur rimescolando un po’ le carte, cerca sempre di dare al tutto un’impronta semplice e orecchiabile, da “ABC del death metal”. Un disco, in sintesi, all’insegna di una efficace capacità di scrivere e di costruire brani ficcanti all’interno di parametri completamente old school, che, per forza di cose, non concedono ampi margini di movimento. Musica fedele alla tradizione, ma che ha raggiunto comunque un grado di maturità più che buono. Se siamo di fronte al primo capitolo di una nuova era per i Paganizer ce lo dirà solo il tempo; le premesse per rosee aspettative, intanto, non mancano.