6.5
- Band: PAGANIZER
- Durata: 00:35:17
- Disponibile dal: 05/08/2017
- Etichetta:
- Transcending Obscurity
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Una carriera da sempre vissuta fra incredibile laboriosità e totale menefreghismo, quella del chitarrista/cantante svedese Rogga Johansson. Un personaggio da tempo noto per essere completamente incapace di concentrarsi su pochi, buoni progetti. La quantità vince sempre sulla qualità per il Nostro, come, del resto, dimostra l’infinita lista delle band o side-project che lo vedono coinvolto: Down Among the Dead Men, Echelon, Humanity Delete, Johansson & Speckmann, Megascavenger, Minotaur Head, Necrogod, Putrevore, Revolting, Ribspreader, Severed Limbs, Those Who Bring the Torture e The Grotesquery sono solo quelli al momento considerati ancora attivi! Con “Land of Weeping Souls” ci troviamo alle prese con il decimo full-length dei Paganizer, uno dei gruppi più longevi di Johansson, qui assistito dal batterista Matthias Fiebig, dal bassista Martin Klasén e dal chitarrista solista Kjetil Lynghaug. Impossibile rinvenire grandi differenze stilistiche fra la nuova opera e le precedenti: come sempre, la formazione punta su un death metal decisamente quadrato e dall’attitudine ruspante; una miscela di Grave e Vader, incorniciata da una produzione prettamente swedish che non lascia campo ad equivoci. Un classico disco dei Paganizer, insomma, lontano dai fasti dell’ormai datato “Murder Death Kill”, ma nemmeno così logoro come forse si potrebbe immaginare. Archiviati i soliti, inutili pezzi strutturati su due riff in croce composti con il pilota automatico – “Selfdestructor” e “Death Addicts Posthumous”, ad esempio – “Land…” presenta infatti del materiale piuttosto competitivo, dal lavoro di chitarra ispirato e con rimandi armonici abbastanza accattivanti. La solita minestra, ma su un mix di spezie più equilibrato del solito. Se con il mini “On the Outskirts of Hades” dello scorso anno i Paganizer avevano dato il peggio, con “Land…” tornano ad essere una realtà rispettabile, celebrando in maniera decorosa il traguardo del decimo album. Del resto, lo diciamo da tempo: se operasse con più calma e raziocinio, questo gruppo – così come alcune delle altre band di Johansson – potrebbe ottenere qualcosina in più a livello di stima e popolarità. L’esperienza c’è, serve solo la voglia di applicarsi e di curare bene i particolari. In tal senso basta vedere quanto conseguito dai connazionali Entrails, i quali di certo non possono essere considerati dei fuoriclasse…