6.5
- Band: PAGANIZER
- Durata: 00:39:40
- Disponibile dal: 10/05/2013
- Etichetta:
- Cyclone Empire
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Non siamo per niente stupiti di doverci occupare nuovamente di un lavoro dietro al quale si cela l’incredibile Rogga Johansson, evidentemente uno e trino, data la mole spaventosa di materiale nella quale è coinvolto. Stavolta l’axeman svedese torna con una delle sue creature più amate ed alla quale ha dedicato maggior cura in carriera. Stiamo parlando dei Paganizer, che con questo “World Lobotomy” giungono all’invidiabile traguardo del nono album. Per l’occasione Rogga riunisce la formazione originale della band, fatto salvo per il bass player Dennis Blomberg in vece di Jocke Diener. Questo non inficia minimamente sul risultato finale, dato che il pallino del songwriting rimane comunque saldamente nelle capaci mani di Johansson. Non vi sono grosse sorprese all’interno di “World Lobotomy”: avevamo lasciato la band alle prese con uno swedish death completamente asservito ai dettami della vecchia scuola e casomai semplificato grazie ad iniezioni thrashy e li ritroviamo oggi alle prese più o meno con la stessa proposta musicale, sebbene qui venga inserita una componente crust HC in precedenza solamente accennata. La maggior parte dei brani del lavoro comunque non spostano di un millimetro quello che è il credo dei Paganizer; se non fosse per una produzione molto buona, stenteremmo a credere che “World Lobotomy” sia un lavoro del 2013 e non del 1993. Nihilist e Grave sono da sempre punti di riferimento fondamentali per i Nostri, che li ripropongono in maniera convinta e professionale andando a “rubare” i suoni ai primi e i ritmi ai secondi. Nessun plagio comunque, nessun rimando diretto, casomai una sana passione che viene incanalata in musica in maniera tutto sommato convincente. Purtroppo però durante l’ascolto viene a galla una certa staticità di scrittura che castra un lavoro discreto. I brani più impattanti ed ignoranti, quelli che si rifanno maggiormente al crust grind riescono a ravvivare il tutto con la loro carica deflagrante: ascoltate ad esempio la breve “Ödeläggaren” oppure “As The Maggots Gathers” per credere. E’ soprattutto il drumming di Jocke Ringdahl a convincere appieno, capace di sfuriate incredibili alternate con dei pattern delicati che addirittura ricordano il lavoro di drummer classicissimi quali Clive Burr o Simon Philips. Per concludere rimaniamo sempre sulle nostre posizioni: se Johansson non disperdesse energie preziose in mille rivoli ma riuscisse a concentrare il suo indubbio talento su pochi e selezionati progetti, probabilmente i risultati finali sarebbero molto superiori a quanto fatto mediamente fino ad oggi. Questo “World Lobotomy” non fa che confermare questo pensiero: album discreto, sincero ma tranquillamente inseribile nella media del genere.