7.0
- Band: PAIN OF SALVATION
- Durata: 01:15:58
- Disponibile dal: /10/2004
- Etichetta:
- Inside Out
- Distributore: Audioglobe
Se non altro ai Pain Of Salvation non potrà mai essere imputata la scorciatoia del disco clone: volendo essere severi verso questo prodotto la prima impressione potrebbe essere condensata in tali termini. Ma ad un ascolto più attento “Be” svela una ragion d’essere ben più profonda, ed allora il giudizio inevitabilmente cambia, condizionato (e non poco) dall’imponente apparato lirico/concettuale che sottende all’impianto musicale vero e proprio. Una vera e propria lezione di antropologia, che è poi il pretesto per toccare tematiche universali come l’eterno contrasto fra uomo e divinità, pur in un’ottica di stabile ancoraggio alle vicende terrene. Non sarebbe corretto tacciare il tutto (nella fattispecie il mastermind Daniel Gildenlow) di megalomania, non renderebbe giustizia ad un progetto curato nei minimi dettagli e che, per la prima volta nella storia della band, opera una fusione così radicale con l’universo sinfonico e teatrale. Monco del fattore scenico/visivo (“Be” è stato già presentato integralmente la scorsa estate in quel di Stoccolma, con relativo apparato recitativo, oggetto di un DVD di imminente pubblicazione) l’album vive di umori musicali contrastanti, e nella migliore tradizione progressive offre delle cellule melodiche a scomparsa, che come un gioco di specchi riaffiorano in corso d’opera. Fortunatamente la componente metal viene ridimensionata ad elemento di raccordo (“Deus Nova”) o per enfatizzare la drammaticità narrativa (“Diffidentia”), mentre occorre arrivare alla decima traccia (“Nihil Morari”) per rintracciare un trademark vicino alla vecchia produzione, con il fenomenale armamentario a base di vocals incrociate e ritmiche spezzate. Nel corso della scansione affiorano commistioni folk (“Imago”) e partiture che pur fondendo musica sacra, tradizione operistica e ballate soffuse, non può non richiamare (per scelta dei suoni, soli, ed atmosfera plumbea) i Floyd malinconici di “Animals”. Ma è una similitudine lontanissima, in quanto l’album evidenzia una personalità ben definita, libera dai consueti stilemi del metal progressive. Non siamo dinanzi ad un capolavoro (quando il Banco Del Mutuo Soccorso affrontò in “Darwin”, nei primi ’70, il tema dell’evoluzione umana, ne venne fuori un prodotto di ben altro spessore) ma è pur vero che siamo dinanzi ad un disco di qualità superiore.