9.5
- Band: PAIN OF SALVATION
- Durata: 01:13:50
- Disponibile dal: 31/10/2000
- Etichetta:
- Inside Out
- Distributore: Audioglobe
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Se il terzo disco rappresenta per un gruppo la fatidica prova del nove, allora i Pain Of Salvation possono dormire sonni tranquilli. Dopo due dischi promettenti come “Entropia” e “One Hour By The Concrete Lake”, arriva “The Perfect Element Pt.I” (titolo che fa presagire un seguito) a scombussolare nuovamente le carte, o meglio a mettere in ordine i vari ingredienti che costituiscono il sound della band. Che i Pain Of Salvation avessero tutta l’ intenzione di rivoluzionare gli schemi del progressive metal l’avevamo già capito all’epoca del loro debutto, ma nessuno avrebbe potuto immaginare in così poco tempo un’evoluzione così completa e, tanto per citare il titolo stesso dell’album, perfetta. Il sound del quintetto svedese mostra notevole personalità, amalgamando alla perfezione le partiture più pesanti con stacchi intimi e minimali, il contrasto regna sovrano nella musica dei Pain Of Salvation ed in questo senso un accostamento ai Faith No More (anche in virtù dell’approccio vocale di Daniel, comparabile con quello di Mike Patton), non pare azzardato, anche se però rispetto al gruppo statunitense i nostri mantengono strutture melodiche totalmente differenti, più vicine ai Pink Floyd o agli Anathema, per intenderci. L’inizio è subito roboante con “Used”, il cui ritornello, contraddistinto da dolci melodie arrangiate coralmente in maniera come sempre magistrale, viene lanciato da una strofa moderna e malata in cui Daniel monta rabbia rappando. La successiva “In The Flesh” mostra il lato più progressive del gruppo, mentre “Ashes” punta nuovamente sull’impatto con atmosfere quanto mai oscure perfettamente integrate nel drammatico concept lirico a sfondo psicologico. La tensione rimane alta anche con il lento non convenzionale “Morning On Earth”, lasciando ad “Idioglossia” il compito di ritornare sui lidi progressive metal con ritmiche impossibili e un ispirato richiamo alla precedente “Ashes”. Piacevolissimi i chiaroscuri di “Her Voices”, come pure impressionano i saliscendi quasi ipnotici di “King Of Loss”. Nella parte finale citiamo la splendida “Riconciliation”, in cui parti heavy si contrappongono con garbo a frangenti delicati, e soprattutto la titletrack: preceduta da un’indovinata intro chitarristica a titolo “Falling”, “The Perfect Element” suggella con dieci minuti ad alto quoziente emotivo la superba prova dei Pain Of Salvation.