voto
7.0
7.0
- Band: PAIN
- Durata: 00:43:26
- Disponibile dal: 06/06/2011
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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Nati come valvola di sfogo del leader degli Hypocrisy Peter Tägtgren, i Pain hanno saputo negli anni conquistarsi una fedele schiera di seguaci in giro per il mondo grazie al loro metal moderno, diretto e ricco di spunti industrial ed electro. Se dischi come “Rebirth” e “Nothing Remain The Same” hanno portato addirittura una ventata d’aria fresca con atmosfere disturbanti create da un imponente contributo sintetico a supporto della base metallica, le successive pubblicazioni sono andate via via a ripiegare sui medesimi schemi compositivi con risultati di dubbia continuità nel songwriting. In particolare “Psalm Of Extinction” e l’ultimo “Cynic Paradise”, pur non demeritando, avevano lanciato qualche segnale di allarme sul futuro artistico dei Pain in termini di qualità compositiva. Il nuovo “You Only live Twice” ritrova una maggior lucidità nel songwriting con un sound generalmente più pesante e incentrato sul groove di ritmica e chitarre, senza trascurare la ben nota componente elettronica, ma soprattutto prestando una maggior attenzione nella composizione ed interpretazione delle linee vocali. Peter Tägtgren sembra dire: “ragazzi, si vive due volte soltanto, diamoci dentro, cazzo!”, ed ecco l’inizio affidato al binomio “Let me Out” e “Feed The Demons” che irrompe con prepotenza, spazzando via qualsiasi dubbio sullo stato di salute dei Pain. Nel corso del disco in verità non mancano episodi trascurabili quali la banale “The Great Pretender” o le anonime “We Want More” e “Monster”, ma il settimo capitolo in studio della band svedese ci regala anche una hit di alto livello quale è la titletrack, un pezzo in cui il metal moderno della strofa si fonde con un ritornello memorabile in cui dominano delle tastiere di morriconiana memoria. Sensazioni positive anche con l’isterica “Dirty Woman” e la conclusiva “Season Of The Reaper” che rimanda addirittura ai mid-tempo più atmosferici degli Hypocrisy, come se il buon Tägtgren, pienamente soddisfatto e sazio del nuovo lavoro, volesse in ultimo passare la palla all’altra sua band.