7.0
- Band: PALLBEARER
- Durata: 00:48:57
- Disponibile dal: 21/02/2012
- Etichetta:
- Profound Lore
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I Pallbearer sono una doom metal band dell’Arkansas, giunta al tanto agognato debutto e approdata da poco anch’essa alla corte di Chris Bruni e della sua Profound Lore. “Sorrow And Extintion” è un lavoro ben ponderato, realizzato da una band giovane che mostra di avere idee fresche e l’urgenza di voler celebrare il doom metal nel modo più onesto e pragmatico che conoscano. Il risultato è una sorta di funeral doom “ammorbidito” e sognante, un blend molto rilassato tra la atroce e deprimente lentezza di band come i Loss e i Mournful Congregation e il piglio soul, quasi bluesy o hard rock, dei Candlemass e dei Cathedral. In realtà, i Pallbearer vanno a scavare ancora più in profondità nel passato più glorioso del proto-doom degli anni Settanta e Ottanta, e certe pennellate di chitarra, come sospese in limbo e macerate nel feedback, riportano alla mente gli anni gloriosi dei Trouble e perfino dei Blue Cheer. Il revivalismo dei Pallbearer passa innanzitutto attraverso le voci rigorosamente pulite e molto soul di Brett Campbell, e la sua performance vocale, tutt’altro che impeccabile ma tutto sommato ben adattata alla situazione, impedisce al disco di lasciarsi andare e di sprofondare in quello che sarebbe potuto essere un godibilissimo oblio metallico, propinato innegabilmente da una sezione strumentale spietata e devastante. In un certo senso, è un peccato, perchè i riffoni pachidermici e melmosi che costituiscono la spina dorsale del disco sono a tratti veramente avvincenti e distruttivi – e anche sontuosi e maestosi nelle giuste dosi e nei giusti posti – ma, come accennavamo poco fa, le voci di Campbell costringono il disco in una nicchia revivalista che sviluppa ben poco il discorso del doom metal estremo odierno, che ha tanto da dire altrove per bocca altrui, e permettono sì ai Nostri di guardare indietro ai maestri con venerazione, ma che impediscono loro anche di guardare avanti per aprirsi nuove strade. Lavoro onestissimo, che ha però anche l’odore stantio di una clamorosa occasione mancata.