
6.5
- Band: PANDEMIA
- Durata: 00:40:00
- Disponibile dal: 16/05/2025
- Etichetta:
- Hammerheart Records
Dalle profondità di un underground mai del tutto sopito, i Pandemia riemergono con “Darkened Devotion”, il loro sesto full-length, interrompendo un silenzio discografico lungo un decennio. Un ritorno che non stravolge il percorso della band, ma si inserisce con coerenza nel solco tracciato sin dagli esordi, rifacendosi a quella scuola death metal est europea che ha prodotto formazioni rispettate come Vader, Krabathor e Hypnos.
Oggigiorno, qualcuno potrebbe trovare il moniker del gruppo ceco vagamente infelice o persino stupido, visto che il ricordo di un’esperienza come quella del Covid è ancora piuttosto fresco in ognuno di noi. Tuttavia, bisogna anche sottolineare come i Pandemia siano attivi dal 1995 e che sino a qualche anno fa il loro era un nome come un altro, in un ambito come quello death metal.
Venendo alla musica di questo ritorno, “Darkened Devotion” non si avventura in sperimentazioni ardite né mira a stupire, limitandosi a consolidare l’identità del gruppo con una produzione un po’ più moderna. Il disco offre quindi un death metal quadrato e diretto, con qualche sporadico accenno groove che oggi assoceremmo anche a un nome sempre attuale come i Decapitated. Il ritorno del chitarrista Alex Marek, presente nei primi lavori della band, porta con sé un approccio ritmico solido e rigoroso, caratterizzato da riff freddi e spigolosi che conferiscono un’atmosfera austera al lavoro.
In questa tracklist di nove episodi, i Pandemia restano perciò fedeli alla loro visione, senza particolari concessioni alla modernità o al rinnovamento stilistico, nonostante la conclusiva “Blessed, Blessed Oblivion” ricerchi un mood più meccanico e straniante del solito.
Si respira underground ascoltando il disco, una perseveranza apprezzabile e un vero attaccamento alla causa. Certo, la vera classe sta altrove, tanto che non si fa fatica a notare come un paio di pezzi abbiamo uno sviluppo estremamente telefonato, ma la tracklist nel suo insieme scorre abbastanza bene, offrendo anche qualche pezzo subito interessante – vedi episodi come “Nightmare Paradox”, “Heights of Your Fear” o “The Pallor of Detest”, che sembrano voler fondere l’urgenza dei vecchi Vader con delle sfumature più marziali. In generale, è anche importante sottolineare come l’album eviti di trascinarsi troppo, terminando la sua corsa all’interno di un minutaggio azzeccato.
Pur senza particolari guizzi, “Darkened Devotion” riesce insomma a mantenere viva l’attenzione per tutta la sua durata, rivelandosi un lavoro onesto, dotato di una certa tensione esecutiva e di una grande coerenza di fondo. Per i più nostalgici, potrebbe rappresentare un ritorno gradito e magari anche uno spunto per andare a riscoprire un certo underground periferico che negli anni Novanta e nei primi Duemila era molto rispettato tra i maggiori appassionati.