PANZERFAUST – The Suns Of Perdition – Chapter II: Render Unto Eden

Pubblicato il 31/08/2020 da
voto
6.5
  • Band: PANZERFAUST (CAN)
  • Durata: 00:44:00
  • Disponibile dal: 28/08/2020
  • Etichetta:
  • Eisenwald Tonschmiede
  • Distributore: Audioglobe

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Il secondo episodio della saga “The Suns Of Perdition” doveva essere necessariamente figlio del primo, interessante, capitolo in cui i canadesi Panzerfaust hanno cercato di ampliare gli orizzonti sonori del tipico black metal e di spingersi oltre. Forti di una line-up assestatasi proprio con il primo capitolo del 2019, i Panzerfaust continuano su “The Suns Of Perdition – Chapter II: Render Unto Eden” a forzare i canoni (spesso oppressivi) del genere che li ha visti nascere musicalmente.
Davanti a lavori del genere – e quando si parla di black metal la cosa accade più di quanto si possa credere – ostinati nel rompere le barriere, ci si trova sempre davanti ad un bivio, per cui il giudizio sulla band è estremamente difficile: va premiato il coraggio di cambiare o bisogna essere severi nel valutare i gruppi che si gettano a capofitto in un genere musicale non nel loro DNA dall’inizio, e quindi difficilmente in grado di produrre una proposta migliore rispetto alle band che masticano quel determinato genere sin dagli esordi? I fan saranno disposti e ‘pronti’ a seguire una band che ha deciso di farsi influenzare da correnti musicali disparate e se lo faranno sarà perchè nel mondo metal fa sempre scena dire di ascoltare un gruppo sperimentale o perchè sinceramente innamorati dei cambiamenti? Nel caso dei Panzerfaust la situazione che si è venuta a creare con questo secondo capitolo, anche se si tratta complessivamente del quinto full-length del quartetto canadese, non è così semplice da valutare. Diciamo subito che il black metal è un genere che si presta moltissimo alle sperimentazioni, è una base sulla quale si può costruire qualsiasi esperimento sonoro, e grazie a questa sua caratteristica continua a perdurare nei decenni.
I canadesi hanno studiato le lezioni di diversi gruppi e hanno appreso qualche piccolo segreto di come si compone in modo intelligente o come si canta in un certo modo, non disdegnando qualcosa dei Machine Head, Fear Factory, Sepultura per fare i nomi più altisonanti, ma si potrebbe spaziare ancora dai Godflesh al noise senza problemi. Le influenze su questa release, infatti, sono molteplici: tanti sono i gruppi, ma anche i generi musicali tirati in ballo, ai quali la band magari ha ‘rubato’ qualche spunto qua e là.
Ora, i Panzerfaust hanno un sound innovativo all’interno del genere, ma se allarghiamo il cerchio allora possiamo dire che diverse soluzioni adottate si sentivano già a metà degli Anni ’90, ma non nel black metal, bensì altrove. La band ha una personalità molto buona con qualche tocco di originalità, anche se nulla di miracoloso. Il CD inizia con un imprinting sonoro e va avanti con quello, cambiando di poco lo stile al suo interno: una volta definito il ‘taglio’ sperimentale da dare alla release, la band prosegue senza cercare di variare troppo questa soluzione stilistica adottata. I punti di forza qui sono senza dubbio la produzione perfetta nei suoni, così come negli equilibri e nella coesione sonora che i quattro membri della band riescono a regalare ad ogni singolo brano: un plauso va alla sezione ritmica martellante e precisa, alla chitarra che crea in pratica da sola tutte le atmosfere dal mood psichedelico di questo “The Suns Of Perdition – Chapter II: Render Unto Eden”. Ultimo, ma non ultimo, un cantato effettato in grado di regolare i ritmi della release in modo brutale.  Ci sono solo un paio di sperimentazioni e di retaggi tipicamente black metal, per il resto il mood è caratterizzato da un sound ipnotico e da un ritmo ossessivo, in cui il songwriting crea una sorta di ninna nanna extreme metal, con le note acute della chitarra che sembrano un carillon: l’ossessiva ed ipnotica “The Snare Of The Fowler” ne è un lucido esempio; la ripetitività può essere stata una scelta voluta, ma l’effetto dopo diversi minuti rischia di annoiare. Di certo il cantato è l’elemento più estremo e dona la giusta dose di rabbia e violenza al sound del full-length. La release rimane estrema dal punto di vista sonoro per come è stata concepita, ma l’offerta pare destinata a rimanere esclusiva di un piccolo manipolo di estimatori che troveranno, per i motivi sopra esposti, questo album sensazionale. Per tutti gli altri possiamo dire che ci troviamo davanti ad una band interessante e sperimentale a cui bisogna forse dare ancora un po’ di tempo prima di poterla proclamare geniale.

TRACKLIST

  1. Promethean Fire
  2. The Faustian Pact
  3. Areopagitica
  4. The Snare Of The Fowler
  5. Pascal's Wager
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