6.5
- Band: PAPA ROACH
- Durata: 00:43:20
- Disponibile dal: 08/04/2022
- Etichetta:
- Warner Bros
Spotify:
Apple Music:
Ci eravamo tanto amati, parte seconda. Dopo il traballante “Who Do You Trust?” e le celebrazioni per il ventennale di “Infest”, riponevamo grandi aspettative su questo undicesimo capitolo dei Papa Roach: certamente nessuno osava chiedere la nuova “Last Resort” – anche se i richiami al capolavoro del 2000 nella copertina e nel logo potevano trarre in inganno – ma quanto meno un disco all’altezza dell’ottimo “Crooked Teeth” era forse legittimo attenderselo. Invece, diciamolo subito, anche “Ego Trip” finisce con l’essere un album ’né-nè’ (né bello né brutto, né metal né pop, e via discorrendo) come il suo predecessore, alternando canzoni semplici ma piacevoli a brani francamente di cattivo gusto. Nella prima cerchia mettiamo sicuramente l’opener “Kill The Nose”, la più vicina al nu che fu, così come l’arena rock di “Stand Up” e “Cut The Line” o l’electro-rap di “Dying To Believe”, segno che anche Shaddix è andato a ripetizione dai Bring Me The Horizon. Un secondo gruppo comprende invece gli esperimenti in cui non tutto è a fuoco, ma c’è comunque da divertirsi: in questo filone rientrano il primo singolo “Swerve” (anche se Jason Butler poteva essere sfruttato meglio), la cafonissima title-track (su misura per Tik Tok?) così come “Killing Time” e “No Apologies”. Infine, tra gli episodi meno riusciti, citiamo contaminazioni di dubbio gusto (“Bloodline”, “Liar”) ma anche pezzi più insipidi come “Unglued”, “Always Wandering” o “I Surrender”, mentre salviamo in corner l’acustica “Leave A Light On” nel suo ruolo di ciliegia sulla torta millegusti di “Ego Trip”. L’effetto macedonia finisce con l’accontentare a spizzichi e bocconi un po’ tutti – e in questo va dato atto al quartetto californiano di aver saputo sintonizzarsi meglio di tanti altri alle nuove generazioni, nonostante siano ormai prossimi al trentesimo anniversario di carriera. Tuttavia, non ci sentiamo di biasimare chi li ha ormai mollati, visto che i Papa Roach degli ultimi due anni sono lontani tanto da “Infest” quanto da “Crooked Teeth”.