9.0
- Band: PAPA ROACH
- Durata: 00:46:00
- Disponibile dal: 25/04/2000
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In principio, senza contare i precursori Helmet e RATM, fuorono Korn, Deftones e Limp Bizkit. Poi, per la gioia di MTV e di milioni di kids sparsi per il mondo, arrivarono anche Linkin Park e Papa Roach, capostipiti del cosidetto nu-metal di seconda generazione, caratterizzato da una vena melodica ancora più marcata rispetto al suo predecessore. A differenza però della band di Chester Bennington e Mike Shinoda, saldamente ancorata agli stilemi del genere, i quattro scarrafoni di Vacaville si dimostrano musicisti di ben altro spessore, ponendosi come registi, e non semplici interpreti, di un sound che trova in questo "Infest", debutto su major, la sua ideale sublimazione. Pur senza rinnegare gli elementi portanti del movimento nu – chitarroni ribassati, cantato rappato, scratch e campionamenti vari nonchè testi introspettivi su famiglie allo sbando – i quattro riescono a rinverdire i fasti di un genere già inflazionato, grazie all’utilizzo di armonizzazioni tipicamente metal – che poi sono quelle usate dagli Iron Maiden vent’anni prima, ma tant’è… – e ad un autentico frontman di razza qual è Coby "Dick", genuino interprete di quella generazione che alla camicia di flanella di Kurt Cobain ha ormai sostituito il cappellino e i pantaloni oversize di Fred Durst. Al di là delle mode e dei costumi, per loro natura passeggere, quel che resta su questo dischetto sono autentici anthem immortali come "Last Resort", "Broken Home", "Between Angel and Insects", "Binge" e "Thrown Away", song destinate, loro sì, a superare la prova del tempo e a marchiare a fuoco la storia del genere. L’infestazione è appena cominciata, e stavolta non basterà il Baygon a fermarla…VIVA LA CUCARACHA!