8.0
- Band: PARADISE LOST
- Durata: 00:50:10
- Disponibile dal: 01/06/2015
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: Universal
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Era solo questione di tempo. Se attraverso il disco omonimo, “In Requiem”, “Faith…” e “Tragic Idol” i Paradise Lost avevano ripreso familiarità con il loro lato gothic metal, con il nuovo “The Plague Within” i britannici (più svedese) rompono ogni indugio e arrivano a rielaborare il suono dei loro veri e propri esordi. Insieme ai Vallenfyre Greg Mackintosh ha avuto modo di scaldare i motori con tutta tranquillità, lontano dalle pressioni e dall’hype che ogni uscita targata Paradise Lost è solita portarsi dietro; toltosi di dosso ogni filo di ruggine e ripresa piena dimestichezza con certe formule, il chitarrista si è quindi messo al lavoro con il suo partner storico Nick Holmes per confezionare quello che molto probabilmente verrà ricordato come uno dei dischi più imprevedibili ed eterogenei della carriera del Paradiso Perduto. Come abbiamo avuto modo di illustrare nel nostro resoconto della listening session di Berlino, “The Plague Within” è un’opera che riassume praticamente tre quarti della carriera della band: dalla severità death-doom di “Lost Paradise” al gothic metal elegante di “Draconian Times” o “Tragic Idol”, le soluzioni più celebri del repertorio del duo Mackintosh/Holmes trovano posto in una carrellata di brani più che mai vivace, che regala continuamente sbalzi di umore e colpi di scena. Nella tracklist trovano posto sia l’episodio più lento (“Beneath Broken Earth”) che quello più serrato e feroce (“Flesh From Bone”) dell’intera carriera dei Nostri; tuttavia, come ormai di consueto, ciò che davvero colpisce è la straordinaria capacità del gruppo di risultare fresco, equilibrato e spontaneo anche quando di primo acchito le sonoritá appaiono essere state prese di peso dal suo passato più remoto. Indipendentemente dal registro e dalle influenze adottati, i Paradise Lost sanno scrivere canzoni che riescono quasi sempre ad imprimersi nella mente ed a risultare rilevanti: una dote assolutamente non da poco, soprattutto se si pensa che il conto degli album pubblicati è ormai arrivato a quattordici. Forte di brani immediatamente contagiosi come “No Hope In Sight” e “Return To The Sun”, “The Plague Within” è un disco che invita continuamente al riascolto; un’opera che saprà soddisfare i palati più vicini alla cosiddetta vecchia scuola ma anche destare curiosità per i futuri sviluppi della carriera. D’altro canto, sinora i Paradise Lost non avevano mai mischiato le carte in maniera tanto approfondita – presentando ad esempio sia growl che clean vocals, sia death metal che gothic rock all’interno di un singolo pezzo – quindi la domanda sorge spontanea: ora che anche le vere origini sono state rivisitate, ora che il cerchio è stato chiuso, Mackintosh e Holmes dove andranno a parare? Chissà… Quel che è indubbio è che, nel bene e nel male, questo gruppo sa sempre come restare sulla bocca di tutti.