7.0
- Band: PARALYDIUM
- Durata: 00:45:37
- Disponibile dal: 12/06/2020
- Etichetta:
- Frontiers
Spotify:
Apple Music:
I Paralydium avevano esordito nel 2015 con un EP, sotto il moniker The Paralydium Project, che ora la band svedese ha pensato bene di semplificare in quello attuale. L’album d’esordio, intitolato “Worlds Beyond” è un concept, nel quale stilisticamente viene proposto un metal prog che chiaramente affonda le proprie radici (sia in quanto a sonorità che ad un certo gusto melodico) negli anni ’90, con influenze che certamente rimandano ai Dream Theater, tuttavia mediate da un’impostazione che ricorda parecchio alcuni act europei, con i Vanden Plas su tutti. C’è poi anche di tanto in tanto la tendenza ad introdurre alcuni intermezzi di tipo sinfonico: un paio di tracce strumentali sono anzi strutturate proprio in questo modo, ispirate alla maniera dei Symphony X, volendo individuare qualche termine di paragone.
Ad ogni modo, nel complesso, il risultato è un prog metal che non va a cercare necessariamente soluzioni particolarmente complesse, anzi, in linea di massima viene privilegiata la classica forma-canzone con strofe, bridge e ritornello, nella quale viene però costantemente ritagliato spazio per intro atmosferiche e tanti assoli, con duetti tra le chitarre di John Berg e le tastiere di Miakel Blanc, ma in qualche occasione non si tira di certo indietro neppure il bassista Jonathan Olsson. Come dicevamo, la band svedese non trascura le melodie, dando vita a refrain anche abbastanza accattivanti, che rendono gradevole l’album sin dai primissimi ascolti: in tal senso, possiamo dire che un po’ tutte le tracce funzionano molto bene, riuscendo a realizzare un ottimale equilibrio tra potenza, melodia e virtuosismi tecnici di gran classe.
Va anche detto, tuttavia, che i Paralydium sembrano più che altro incanalarsi in schemi stilistici ampiamente consolidati: ci sono nei loro brani buone idee (ad esempio l’assolo flamencato in “Synergy” o qualche fioritura utilizzata nel cantato di Sehlin in “Finding The Paragon”, ma gli esempi potrebbero essere diversi), però non ci sono momenti di ‘geniale follia’, tipici di varie band che si cimentano nel genere; anzi, i Paralydium sembrano più propensi quasi a replicare soluzioni già utilizzate anzichè sforzarsi di creare qualcosa di innovativo o di significativamente originale, cercando di farsi strada piuttosto in un filone già ben delineato. Certamente, ci sarà comunque tempo e modo per la band per lavorare anche sotto questo profilo: intanto, rendiamo però merito alle qualità del combo svedese, che è riuscito finalmente a giungere a questo primo full-length, con risultati senz’altro apprezzabili.