
6.5
- Band: PARKWAY DRIVE
- Durata: 00:38:41
- Disponibile dal: 08/10/2007
- Etichetta:
- Burning Heart
- Distributore: Self
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I metal-corers australiani Parkway Drive sono l’ennesima band ad aver “fatto fortuna” grazie al fenomeno MySpace. Prima ancora che venisse pubblicato il loro debut “Killing With A Smile” (tra l’altro solo nel territorio americano), i nostri potevano infatti vantare migliaia di “amici” online e (giovanissimi) fan in tutto il mondo che, come si suol dire, già conoscevano vita, morte e miracoli della band! Tutto questo grazie esclusivamente al passaparola e ai click di un mouse. Consolidata la loro fama negli ultimi due anni con lunghi tour in ogni dove (anche in nazioni nelle quali il disco non è mai stato ufficialmente pubblicato), i cinque ragazzi australiani sono tornati in studio per incidere un secondo full-length, “Horizons”, il primo del gruppo a venire pubblicato simultaneamente in Australia, USA ed Europa grazie agli accordi siglati con etichette importanti come Epitaph e Burning Heart. In breve, stiamo perciò parlando di un disco piuttosto atteso nei circuiti metal-core e MySpace, quest’anno secondo per importanza forse solo ad “An Ocean Between Us” degli As I Lay Dying, band che, tra l’altro, rappresenta indubbiamente uno dei principali punti di riferimento per i Parkway Drive. Non c’è infatti da spremersi troppo le meningi per descrivere la proposta del quintetto: i nostri suonano metal-core e di certo non si può dire che si sforzino per offrire delle soluzioni personali. Chiunque conosca bene l’operato di As I Lay Dying e Caliban avrà infatti già sentito mille volte le trame su cui viene basata la stra-grande maggioranza dei pezzi dei Parkway Drive, simili in tutto e per tutto a quelli delle due formazioni succitate, con la sola eccezione delle linee vocali, che, nel caso degli australiani, non presentano parti in pulito. La melodia, tuttavia, non manca mai, e bisogna ammettere che nel rileggere certe soluzioni care agli In Flames di dieci anni fa i nostri non risultano per niente scadenti. Peccato solo che tutti questi discreti lead di chitarra vengano puntualmente mortificati dall’arrivo dei soliti, abusatissimi breakdown, che, come spesso accade, non fanno altro che spezzare troppo l’andamento dei brani, con risultati a tratti davvero discutibili. In ogni caso, l’album si lascia comunque ascoltare, ma pecca eccessivamente di scarsa personalità. Giusto un fan sfegatato del metal-core più accessibile potrebbe infatti reggere numerosi ascolti di un lavoro come “Horizons”; anche i brani migliori dicono tutto già dopo pochi riff e, anche cercando con estrema attenzione, non si riesce proprio a scovare qualcosa che riesca a far distinguere la band fra la massa di gruppi clone che oggi infestano questa scena. Formalmente è tutto ok, ma, per quanto ci riguarda, abbiamo avuto a che fare troppe volte con album simili e iniziamo ad esserne un po’ stanchi.