7.5
- Band: PATTERN-SEEKING ANIMALS
- Durata: 00:55:30
- Disponibile dal: 15/05/2020
- Etichetta:
- Inside Out
- Distributore: Sony
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Ormai da anni è consuetudine dei musicisti in orbita prog avere dei cosiddetti side project, con i quali dare sfogo a velleità musicali differenti rispetto a quelle delle band principali. Pattern-Seeking Animals nasce così dalla collaborazione fra attuali e passati membri degli Spock’s Beard, arrivando al secondo album in due anni, prolificità inconsueta per un gruppo di ‘dopolavoristi’: in pratica a Ted Leonard (voce e chitarra), Dave Meros (basso) e Jimmy Keegan (batteria e voce), tutti provenienti dalla band principale, si affianca il tastierista John Boegehold, che contribuisce in maniera decisiva anche con la scrittura dei pezzi. E proprio il songwriting azzeccato sembra l’arma vincente di questo album, con un bilanciamento ottimale tra la complessità tipica del genere e l’immediatezza dei suoni. A livello di influenze possiamo dire che qualcosa degli Spock’s Beard si sente, e non potrebbe essere altrimenti, ma solo in modo marginale; qui siamo più dalle parti di un prog sinfonico che riporta a molti classici, e il nume tutelare sembrano essere soprattutto i Kansas. L’eleganza e la raffinatezza della band americana permea tutti i pezzi, che sembrano dividersi in due tipologie: alcuni più corti, semplici ed orecchiabili, altri più lunghi e intricati come nella tradizione. Tra i primi sicuramente rimarchevole “Why Don’t We Run” che, con le sue chitarre quasi western ed i fiati, può addirittura ricordare qualcosa dei Calexico; in generale, tra l’altro, l’utilizzo di trombe, violini e violoncelli, oltre a vari tipi di tastiera, rende l’album molto vario e dona un sapore folk. Della seconda specie fa invece parte “Lifeboat”, diciassette minuti di saliscendi emozionali che vanno a sviscerare diversi aspetti del prog più puro. A chiudere il disco forse il pezzo più particolare: “Soon But Not Today” è una lunga ballad che sembra scritta negli anni ’70, a cavallo tra i Beatles e, perché no?, la nostra PFM, con l’aggiunta di abbondanti dosi di psichedelia. Un disco allo stesso tempo complesso e scorrevole, grazie alle doti di musicisti al di sopra della media in un momento di ottima ispirazione.