5.0
- Band: PELICAN
- Durata: 00:18:02
- Disponibile dal: 10/04/2012
- Etichetta:
- Southern Lord
- Distributore: Goodfellas
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I Pelican sembrano avviati al tramonto. Al tramonto di un post-rock/metal, soprattutto strumentale, che essi stessi hanno contribuito in prima persona a lanciare, e che non ha saputo reggere la concorrenza del nuovo black metal, del doom metal moderno e di molte altre proposte neo-prog e psichedeliche che si stanno facendo strada nell’underground in questi ultimi anni. Adagiatisi sugli allori dei due primi capolavori – l’EP omonimo di debutto e il fantasmagorico “Australasia” – i Pelican hanno poi fallito nell’aggiornare il loro inventario musicale e ad affilare nuove armi, e sono rimasti passivi e immobili di fronte ai tempi in rapido cambiamento, rimanendo indietro, schiavi di un sound ormai vecchio e stantio che non comunica più alcun senso di novità e che non ha saputo rialzare la testa tra una massa di band post-rock ormai gigantesca ed in continua ebolizzione ed espansione. Già da “City Of Echoes” i Pelican avevano preso una strana piega, abbandonando il rumore e i soundscapes claustrofobici degli esordi per proporre dei riff prog-rock delicati e coinvolgenti neglil intenti, ma piatti, scontati e incolori nel risultato finale, per nulla aiutati inoltre in questo obiettivo da una sezione ritmica tra le più basilari e involute mai sentite nell’industria. Il successivo “What We All Come To Need” ha ufficializzato la crisi nonostante un contrattone con la Southern Lord che faceva ben sperare su un possibile ritorno della band alla propria originaria forma “heavy” – poi mai materializzatasi – e questo nuovo EP, “Ataraxia/Taraxis,” sposta il livello di guardia sulla deriva e la crisi dei Pelican a livelli allarmanti. Il lavoro in questione manca proprio di idee, di trazione e di mordente. Manca di quei riff astrali, dilaganti e monolitici che hanno reso grandi lavori inestimabili come “Australasia” e “The Fire In Our Throats Will Beckon The Thaw”. I riff di “Ataraxia/Taraxis” sono regressi, pigri, assopiti, inoffensivi e inspiegabilmente semplificati. I Pelican sono sempre stati una band basata sul riff e sulla potenza delle due sei corde di Trevor de Brauw e Laurent Schroeder-Lebec, che, grazie a delle costruzioni chitarristiche monumentali, in principio riuscivano bene a sviluppare delle trame “mentali”, doomy e progressive di tutto rispetto e a nascondere le pecche di una sezione ritmica per niente stellare. “Ataraxia/Taraxis”, invece, ci mostra dei riff timidi e insicuri che tentano di esplodere, ma che si perdono poi in innocue e scontatissime “cavalcatine” prog-rock che non portano da nessuna parte e che rivelano in maniera imbarazzante l’odierno impianto musicale dei Pelican, ormai veramente ridotto ai minimi termini e completamente privo di audacia e coraggio. Urgono riparazioni immediate, perchè la (auto)distruzione di una carriera una volta fulminante e folgorante sembra sempre più inevitabile.