7.5
- Band: PELICAN
- Durata: 00:49:13
- Disponibile dal: 07/06/2019
- Etichetta:
- Southern Lord
- Distributore: Goodfellas
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A sei anni dalla pubblicazione dell’ultimo full-length, eccoci ad ascoltare una nuova opera a nome Pelican. La band americana ha avuto modo di maturare una serie di derivazioni partite (anche) proprio da lei stessa nel corso della propria carriera, derivazioni che hanno preso vita propria e che sono poi divagate in diverse realtà che possono aver raccolto testimoni e frutti in maniera diversa; eppure l’imprinting di un certo suono post-metal (per quel che può valere ormai il termine) riconduce ad alcuni nomi più che ad altri ed i Pelican, pur al netto di qualche ultima prova magari non così seducente, restano tra le influenze primarie di suddette derivazioni. Concepito in un ambito politicamente e umanamente tendente al tragico (la morte di Jody Minnoch, nel 2014, dei Tusk, ha influito notevolmente sulla forma di “Nighttime Stories”), il disco non nasconde una lugubre componente di fondo, un disincanto, un velo di grigio che sembra divenire sconforto e che aleggia tramite un’oscurità ben radicata per tutti i tre quarti d’ora. Da un’intensa opener – questa pure riferita alla dipartita di un genitore, il padre di Dallas Thoms – che setta il suono ed il mood dell’intera operazione, a qualche slancio blast beat che sembra trasudare un dolore ora divenuto rabbia nemmeno tanto accennata, a una generale dichiarazione di maturità forgiata di suoni mai più sbarazzini e clinicamente votati all’espressione interiore delle proprie emozioni, “Nighttime Stories” riporta il discorso sul tavolo della band e crea un flusso di coscienza di brani esclusivamente strumentali che si attorcigliano e variano come in quei momenti di riflessione nei quali ci estraniamo da tutto e da tutti e respiriamo un po’. E di conseguenza i brani divengono effettivi, sanno dove vanno e perché, le composizioni tornano a guardare la purezza e il getto di alcune delle migliori prove, e brani come la titletrack e gli otto minuti di “Full Moon, Black Water” assumono la forma di una gemma tanto scura quanto brillante. Un ritorno doloroso e vibrante, sicuramente una prova di forza e di bravura da non sottovalutare.