9.0
- Band: PENNYWISE
- Durata: 00:32:07
- Disponibile dal: 13/06/1995
- Etichetta:
- Epitaph
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Dopo il successo clamoroso nel 1994 di “Dookie” e “Smash”, l’anno successivo è quello della vendemmia per le band della scena punk rock californiane, con le major di turno che si presentano con un assegno in bianco. Come già NOFX, Rancid e No Use For A Name, anche i Pennywise rifiutano però le avance restando su Epitaph e danno alla luce “About Time”, ovvero quello che da molti è considerato il capolavoro di una carriera ormai trentennale. Fedeli all’hardcore melodico introdotto con l’omonimo debutto e il suuccessivo “Unknown Road”, il terzo lavoro per la band di Hermosa Beach li consacra definitivamente come i fratelli minori dei Bad Religion – al punto che qualcuno arriverà a definire questo lavoro come il loro “No Control” – nonchè come figli più educati di Minor Threat e Black Flag, rispetto ai quali accentuano la dose di melodia pur mutuandone energie e velocità. Come il candelotto rappresentato in copertina in poco più di mezz’ora è concentrato un carico di tritolo tanto semplice quanto efficace: dall’esplosiva opener “Peaceful Day” alla conclusiva “Killing Time” (un ossimoro evidentemente intenzionale) la formula presenta minime variazioni sul tema, ma la combinazione tra il palm-mute velocissimo del mastodontico chitarrista Fletcher (che non disdegna qualche assolino qua e là), le rullate di Byron McMackin, il basso avvolgente del compianto Jason Thirsk e il cantato di Jim Lindberg (degno allievo di Greg Graffin dei Bad Religion, di cui peraltro è coetaneo) trova qui la sua massima espressione. Se “Waste Of Time” porta avanti a tutto gas il percorso iniziato con “Unknown Road”, canzoni come “Perfect People”, “Searching”, “Not Far Away” o “Same Old Story” (la nuova “Bro Hymn”) mostrano come la band sappia anche all’occorrenza tirare il freno per poter poi far ripartire le sgommate ritmiche con ancora più enfasi, gettando le basi per una maturazione melodica che prenderà forma più definita nei lavori successivi. Più ordinarie nella forma, ma non meno efficaci nella sostanza, le più dirette “Every Single Day”, “It’s What You Do With It”, “Try” e “I Won’t Have It” non fanno altresì prigionieri grazie al tiro micidiale dei quattro e agli immancabili cori, spinti anche alla produzione di due vecchi volponi come Brett Gurewitz e Jerry Finn. La prematura scomparsa del bassista e songrwiter Jason (affetto da alcolismo e morto incidentalmente suicida per un colpo di pistola) segnerà in maniera indelebile la successiva storia della band, che saprà comunque riprendersi qualche anno dopo con l’altrettanto valido “Full Circle”, ma “About Time” resta la testimonianza più pura del primigenio Pennywise sound e dell’hardcore melodico anni ’90.