6.5
- Band: PENTAGRAM CHILE
- Durata: 00:50:55
- Disponibile dal: 06/09/2013
- Etichetta:
- Cyclone Empire
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Mentre negli States Chuck Schuldiner, Killjoy, Chris Reifert, Paul Speckmann ed altri giovani ardimentosi gettavano le basi del death metal; mentre in Inghilterra si formavano Carcass e Bolt Thrower ed i Napalm Death stavano virando da sonorità punk hardcore verso qualcosa di più osceno e virulento; mentre in Svezia un manipolo di ragazzini scopriva Venom e Motorhead, con la loro carica sporca e dirompente… nel frattempo, in Cile, lontanissimi dalle luci della ribalta e tagliati fuori anche dalla vicina e nascente scena carioca, i Pentagram iniziavano a loro volta a spargere il seme del metal estremo a latitudini quasi impensabili. I Nostri per una lunga serie di motivi sono rimasti a lungo un nome di culto, sconosciuto ai più. Sarà stata la collocazione geografica, la mancanza assoluta di distribuzione, le difficoltà ad incidere anche solo dei demo o – più prosaicamente – il fatto che la loro musica era di qualità decisamente inferiore a quanto fatto dai loro pionieristici coetanei citati poc’anzi, fatto sta che solo oggi la band (ribattezzata Pentagram Chile per ovvi problemi di copyright) riesce ad uscire sul mercato con l’album d’esordio! Dieci brani nuovi, più una manciata di tracce demo riadattate e presenti solamente nella versione digipack deluxe pubblicata dalla Cyclone Empire. La musica dei ragazzi è ovviamente legata a doppio filo a quel death primordiale facente capo a Master, primi Death ed Autopsy, ancora pesantemente influenzato dalla lezione slayeriana. Che i Nostri non siano dei novellini è chiaro sin dalla prima nota di “The Death Of Satan”; che siano rispettati sulla scena è testimoniato dalla presenza di big quali Schmier dei Destruction, Tomas Lindberg e Marc Grewe, che prestano la loro ugola in alcune tracce. Certo è che oggi come oggi sul mercato si trovano prodotti simili a questo “The Malefice” concepiti in maniera migliore e più compiuta. Certo, il death minimale e thrashy di “La Fiura” riconcilia con il cavernicolo che c’è in ognuno di noi, così come le altrettanto buone “Spontaneous Combustion” con le proprie ritmiche rallentate e “Sacrophobia”, che trasuda un amore viscerale per “Show No Mercy”. Tutto ciò magari non basterà per fare di “The Malefice” un album da ricordare, ma i deathster più incalliti e coloro che hanno voglia di fare un viaggio indietro nel tempo potranno comunque trovare pane per i loro denti. Onesti.