PENTHAGON – Penthagon

Pubblicato il 15/03/2012 da
voto
7.0
  • Band: PENTHAGON
  • Durata: 00:49:26
  • Disponibile dal: 22/01/2012
  • Etichetta:
  • Punishment 18 Records
  • Distributore: Andromeda

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Nasce nel 2008 in quel di Brescia il progetto Penthagon, cinque ragazzi che, unendo forze e passione per il metal (soprattutto statunitense), intraprendono un percorso ambizioso, ma che non manca di produrre ottimi frutti come la vittoria del “Metal Battle”, che li porterà a calcare le assi del prestigioso Wacken Open Air. I metallici lombardi arrivano così a questo ottimo debutto, pubblicato per Punishment 18 Records, nel quale è ben evidente la struttura della virtuale palestra dove i Nostri si sono allenati, sollevando bilancieri chiamati Nevermore, manubri pesanti quanto i Vicious Rumors e correndo veloci come gli Annihilator. La band suona compatta e convincente, articolando i propri riff su ritmiche veloci e mai troppo intricate, pur presentando un dinamismo evidentemente volto a non appiattire eccessivamente lo scheletro armonico dei brani. I Penthagon ci propongono quindi un thrash metal di derivazione esageratamente americana, collocandosi in quel limbo posto tra lo speed metal e quel thrash riconducibile a band quali i Death Angel, piuttosto che al lato maggiormente “hardcore” del genere sopra citato. Non possiamo non pensare, ascoltando questo album, ai proto-Nevermore, quei troppo presto dimenticati Sanctuary in cui il dotatissimo singer Warrel Dane occupava magnificamente il microfono; chitarre heavy e taglienti, ottima sezione ritmica e camaleontiche prestazioni vocali, in bilico continuamente tra cantato high-pitch e tonalità maggiormente aggressive. Marco Spagnuolo, fiero possessore di un’ugola preziosa e dirompente, è il vero fiore all’occhiello di questo disco, assurgendo a diventarne l’ago della bilancia, valorizzando le tracce che si susseguono nei nostri padiglioni auricolari e altresì danneggiandole là dove le sue prestazioni, peccando a volte di eccessiva eterogeneità, vanno ad inficiare sul buon risultato della traccia. Posta in chiusura del disco, una bella cover di “Innuendo”, brano in cui il singer, evitando attentamente ogni possibile confronto con Freddy Mercury, si sposta su territori a lui più congeniali, alternandosi (come già detto, forse in modo troppo esasperato) continuamente tra tonalità basse e teatralmente “warreldaniane”, ad altre decisamente più aggressive e metalliche. Una produzione che non splende in potenza e limpidezza offusca parzialmente la pur ottima qualità di questo debutto, in cui i lati negativi sono anche da ricercare in una certa staticità di fondo, in un senso di “già sentito” nel rifferama delle due asce e nella mancanza di un vero e proprio episodio che dimostri la voglia di stupire e di osare. Un disco bello, ma che non ci sazia completamente, che, come un buon vino, ci lascia un ottimo retrogusto ma anche la voglia ed il desiderio di assaggiare qualcosa di più forte e maggiormente strutturato. Aspettiamo la band con il prossimo disco, speranzosi che in un futuro non lontano possano ricalcare il palco del Wacken, dimostrando che la nostra penisola ha davvero molto da far ascoltare al mondo tutto.

TRACKLIST

  1. Digital Trap Box
  2. All I Guess
  3. In The Name Of Peace
  4. Ash In My Hands
  5. Asleep Or Awake
  6. No Way Out
  7. Labyrinth Of Fear
  8. Shine Like The Sun
  9. Innuendo
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