6.0
- Band: PERFIDIOUS
- Durata: 00:42:21
- Disponibile dal: 25/10/2024
- Etichetta:
- Time To Kill Records
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Il secondo studio album dei Perfidious esce nell’anniversario del decimo anno di attività, un traguardo importante a cui la band si appresta con una formazione rimaneggiata rispetto al primo “Malevolent Martyrdom” (della cui line-up rimane il solo batterista Vanny ‘Hate’), ma comunque votata al death metal old-school a cui si sono da sempre dedicati gli italiani.
Ad emergere nitidamente fin dai primi ascolti infatti, è la matrice ritmica martellante che sostiene le canzoni, praticamente prive di orpelli ed arrangiamenti accessori che possano aumentare le direzioni espressive dei musicisti, impegnati il più delle volte a cercare la maniera migliore per trapanare senza remore le orecchie dell’ascoltatore. Non sarà difficile distinguere tra le note di “A Throne I Will Build” più di qualche richiamo alla scuola americana dei Deicide, evocata nel suo carattere più roccioso e marziale, o al vangelo dei Cannibal Corpse nel riffing più insidioso di “Savouring His Flesh from The Cross”, primi brani introduttivi che dichiarano da subito le intenzioni stilistiche dei Nostri.
A livello strutturale, non si assiste certo ad alcun miracolo compositivo, ma ci si imbatte piuttosto in alcuni passaggi alquanto farraginosi, che finiscono per appesantire brani più lunghi come “In The Reign Of Perpetual Agony” e “Blood Of Sinner”, avviluppati intorno a soluzioni confuse non molto efficaci. Recupera terreno “Your World Crumbles”, più vicina alla tradizione europea grazie ad alcune fugaci linee melodiche e ad una resa più snella che sembra mancare in altri momenti del disco, lasciando qualche dubbio inespresso circa le possibili potenzialità di più episodi di questo tipo all’interno delle canzoni.
Va inoltre detto che la produzione scelta non esalta di sicuro il carattere dell’album: il buon lavoro del basso finisce per perdersi sulle basse frequenze, mentre il suono della chitarra, così secco e poco profondo, impedisce di immergersi a dovere tra le pieghe del songwriting.
Nel complesso, “Savouring His Flesh” richiede una certa dose di pazienza nell’ascolto a causa di alcune lungaggini e suoni poco piacevoli, ma riesce a strappare qualche momento di entusiasmo e mostra una band certamente sicura in merito alla propria strada e direzione artistica: una passione così radicata in campo death metal è quantomeno encomiabile, nonostante serva qualcosa di più per poter elevare “Savouring His Flesh” da una piena sufficienza.