7.5
- Band: PERSEFONE
- Durata: 01:03:43
- Disponibile dal: 24/02/2017
- Etichetta:
- Vici Solum Productions
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Ebbene…cosa dire, di nuovo, sugli andorrani Persefone? Nulla, pensiamo; in quanto abbiamo più volte ribadito, su queste pagine, a partire dallo sconosciuto ma indimenticato capolavoro “Core”, ormai risalente al 2006, quanto sia valida e assolutamente meritoria la band originaria del piccolo stato abbarbicato sui Pirenei. Dopo il succitato disco sono arrivate prima le conferme (“Shin-ken”, 2009) e poi le lodi sperticate (“Spiritual Migration”, 2013) a sancire sempre più l’altissimo status qualitativo del sestetto di lingua catalana, purtroppo, ahinoi, non altrettanto pareggiato dal suo successo commerciale, solo discreto qui in Europa e buono in Giappone, ma sempre ottenuto con fatica, sudore ed il limitato supporto di etichette underground, come ad esempio l’attuale ViciSolum Productions. Con uno schieramento di prim’ordine in sede di biografia – Travis Smith all’artwork, Jens Bogrén a mix e mastering, due ospiti d’eccezione lungo il lavoro, Paul Masvidal (Cynic, Death) e Oystein Landsverk (Leprous), e la brava Merethe Soltvedt a puntellare di gorgheggi qua e là il platter, “Aathma” è l’ennesimo concept-album di lunga durata che i Persefone ci offrono, non cambiando tutto sommato di una virgola la loro ricetta storica: un coraggioso progressive thrash-death metal ad ampio respiro, non troppo impegnativo da assimilare ma neanche così di fruibile ricezione. C’è tanta carne al fuoco nei brani dei Nostri, che certo non centellinano fantasia, ispirazione e soluzioni musicali, sia che si riversino in passaggi più modernaioli e groovy, al confine con certo metal-core più cerebrale, sia che si producano in tipiche divagazioni prog, quali ad esempio sezioni acustiche, parti pianistiche o prolungati onanismi chitarra/tastiera, questi ultimi mai troppo reiterati e stucchevoli, a dire il vero. L’innesto di due nuovi membri, Filipe Baldaia alla seconda chitarra e Sergi Verdeguer alla batteria, non ha mutato pressochè nulla nel songwriting degli andorrani, talmente capaci di agire a 360° che troviamo davvero difficile andare a pescare qualche sottile differenza d’approccio tra “Aathma” e, ad esempio, il suo predecessore. L’album, al solito, è lungo e non troppo scindibile in singoli episodi da rimarcare, bensì composto principalmente da due tipologie di canzoni: le articolate e impervie suite progressive e le tracce più brevi e pacate, quelle che meglio sottolineano l’evolversi della storia narrata, anche questa volta incentrata su filosofie e credenze di stampo orientale. Le voci di Marc Martins Pia e del tastierista Miguel Espinosa, in passato lievemente criticate, sono oggi più a tono con il sound dei Persefone, capaci di ben incanalare ed esprimere le diverse sensazioni percepibili durante il procedere degli eventi. Se proprio vogliamo trovare un difetto, riscontrabile peraltro anche nella loro precedente produzione, è una lieve incapacità di non andare oltre nel generare e creare certe atmosfere e determinate emozioni, facendo risultare i loro lavori strutturalmente e tecnicamente ottimi ma un po’ avari di momenti indimenticabili e ‘sentiti’. Comunque sia, quasi impossibile bocciare o risentirsi quando si ha a che fare con i Persefone, vera e propria perla nascosta della scena progressive extreme metal. Volete il consueto avvertimento, quindi? Sì, andate pure a cercarli in rete, scoprirete della gran musica.