8.0
- Band: PERSEFONE
- Durata: 01:10:34
- Disponibile dal: 29/03/2013
- Etichetta:
- Vici Solum Productions
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Conosciamo i Persefone ormai da un bel po’ di tempo – precisamente dal 2006, anno di pubblicazione del loro secondo e ottimo disco “Core” – e li abbiamo sempre incensati e lodati con dovizia di particolari e sperticati applausi, senza peraltro eccedere mai in sterili fanatismi. Siccome per il 90% del pubblico metallico italiano, nonostante il precedente, altrettanto ottimo, “Shin-Ken” sia stato edito dalla nostrana Kolony Records, la band di Andorra resta una perfetta sconosciuta, forse è meglio alzare un attimo il tiro, dando a(i) Persefone quel che è d(e)i Persefone. “Spiritual Migration”, quarto full-length album dei Nostri, è un superbo lavoro di progressive-death metal ad ampio respiro, come solo i grandi del genere sono in grado di comporre, Opeth a parte, con i quali i ragazzi andorrani hanno davvero poco da spartire, se non la nicchia metallica di catalogazione: Edge Of Sanity, Orphaned Land, Bilocate, Into Eternity…solo alcuni nomi per farvi capire che ci si trova immersi, una volta addentratisi in “Spiritual Migration”, in sonorità che richiedono mentalità aperta, sensibilità e piena capacità di comprensione per essere apprezzate ed assimilate appieno. Un’ora e dieci di musica epica e roboante, melodrammatica e drammatica, toccante e malinconica, rilassante e sferragliante, bombastica e virtuosa: settanta minuti in cui i sei andorrani (Andorra, ragazzi, uno sputo di Principato sulle erte dei Pirenei!) lasciano ancora una volta a bocca aperta per sapienza compositiva, delicatezza e gusto musicale, imperversando in lungo e in largo con qualsiasi soluzione sia lecita allo scopo di materializzare il concept di turno, questa volta chiaramente incentrato sulla meditazione, sull’ascetismo e sui cicli vitali, aperture di chakra, viaggi astrali e comprensioni del proprio Io. Tutto ciò promulgato attraverso probabilmente il loro lavoro più riuscito e maturo, dove la potenza e l’aggressività del death melodico si uniscono alla magniloquenza del metal sinfonico e progressivo, orientato anche verso il neoclassico ed il ridondante – chiari, in tale direzione, alcuni spunti del tastierista/clean vocalist Miguel Espinosa, vero mattatore del lavoro. Il songwriting della band, da sempre bilanciato tra sezioni strumentali corali ed altre riservate ai due solisti del gruppo – il già citato Espinosa ed il chitarrista Carlos Lozano – lascia poco spazio alle critiche, spalmato com’è lungo la consistente durata del lavoro e quindi diluito dei propri eccessi: nell’arco di “Spiritual Migration” si passa infatti dalle partiture introspettive delle due parti di “Consciousness”, due brani strumentali, all’urgenza delle dirette “Mind As Universe” ed “Upward Explosion”, fino al caleidoscopio incessante delle tante suite presenti, come ad esempio la title-track, “Inner Fullness”, “Returning To The Source” e l’ottima “The Majestic Of Gaia”, probabilmente il pezzo più bello. I ritornelli puliti di Espinosa, contrappuntati dal feroce scream di Marc Martins, sono a tratti sbalorditivi per intensità e scelta della linea melodica. Il platter non è ovviamente scevro da difetti, chiaro, primo fra tutti l’impegnativo minutaggio, ma questa volta i Persefone ci hanno messo veramente in difficoltà, proponendoci un manipolo di canzoni che non stancano, che si susseguono con la giusta varietà e che sono anche piacevoli se prese singolarmente. Insomma, per farla breve: sono sette anni che diciamo che ad Andorra c’è almeno una band di valore mondiale, che si cimenta fra l’altro in uno dei generi metal più ostici e ‘rischiosi’. Forse è ora di darle una chance, ragazzi, avanti!