7.0
- Band: PERSEUS
- Durata: 00:44:23
- Disponibile dal: 19/04/2024
- Etichetta:
- Escape Music
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Sono passati un po’ di anni da quando i brindisini Perseus pubblicavano il loro secondo full-length, “A Tale Whispered In The Night” (esattamente nel 2016), ma ecco adesso arrivare finalmente il terzo album, intitolato “Into The Silence”. Per questo nuovo lavoro, la band compie una scelta alquanto singolare, ovvero far duettare il cantante Antonio Abate in quasi tutti i brani con altri cantanti, scelti tra i protagonisti della scena metal italiana.
Ciò comporta il fatto di conferire certamente maggior lustro al disco però, di contro, sposta inevitabilmente il focus più sulla presenza dell’ospite di turno rispetto allo stile e alla proposta musicale della band, tanto più che il songwriting risulta fortemente ancorato ad un power metal molto anni ’90, influenzato da gruppi italiani come Labyrinth, Vision Divine, Rhapsody Of Fire, Eldritch – ma anche stranieri come Stratovarius o Kamelot, giusto per citarne alcuni. Peraltro, osserviamo come gli stessi ospiti, nei loro gruppi, pur avendo magari queste stesse o altre influenze, hanno cercato o provano ad emanciparsi proponendo uno stile più personale e meno derivativo, mentre sotto questo profilo, stavolta, i Perseus non ci hanno particolarmente convinti.
Al di là di quest’aspetto, i brani sono però validi e, come dicevamo, arricchiti dalla presenza dei numerosi ospiti. Superata la solita intro strumentale, si parte subito alla grande con la title-track, dove spicca la presenza di Roberto Tiranti (Labyrinth) alla voce e di Aldo Lonobile (Secret Sphere) alla chitarra. Altro pezzo tipicamente power è “Strange House” con Wild Steel (Shadows Of Steel), mentre si ravvisa qualcosa di folk in “The Kingdom”, con Francesco Cavalieri (Wind Rose), un brano dove comunque il ritornello è alquanto anthemico, un po’ alla Rhapsody Of Fire.
Si torna ad un power più classico con “The Picture Of My Time”, dove Abate è affiancato da Claudia Beltrame (Degrees Of Truth) e con “Defenders Of Light”, dove duetta con Marco Pastorino (Temperance, Fallen Sanctuary, Serenity, Virtual Symmetry), con un riff però più di stampo maideniano. “Il Labirinto Delle Ombre” segna un po’ una svolta nella tracklist, perchè è un brano interpretato solo da Abate, che parte come una ballata per voce e piano ma che va in crescendo e presenta un testo interamente in italiano. Non si tratta tuttavia di un caso isolato (nè il primo nella discografia della band, basti pensare a “Epiloge”), perchè ci sono alcune parti in italiano anche in “I Believe In Love”, con Arja Irullo (ex Elegy Of Madness) e in “Warrior” con Damnagoras (Elvenking).
Decisamente più heavy come impostazione è “Twilight”, con Max Aguzzi (ex Dragonhammer), mentre la conclusiva “Cruel Game” viene affidata alla voce di Luca Micioni degli Infinita Symphonia.
Insomma, c’è davvero tanta roba in questo comeback dei Perseus e le canzoni si fanno ascoltare con piacere; probabilmente, se consideriamo “Into The Silence” nell’insieme come album, il disco avrebbe funzionato anche meglio con qualche ospite in meno, mentre così, per forza di cose, dovendo mischiare cantanti molto diversi, per quanto questi facciano un palese sforzo di adattamento, finisce per essere un po’ eterogeneo.
Possiamo però immaginare anche l’orgoglio e il piacere di questi ragazzi nel ritornare dopo un po’ di anni con un cast così importante, per cui auspichiamo che questo possa essere un autentico trampolino per il rilancio di questa band che ci era sembrata davvero molto promettente con “A Tale Whispered In The Night”, un disco che invece per molto tempo non aveva avuto un seguito, rischiando così di ridimensionare le aspettative nei loro confronti.
Con “Into The Silence”, invece, i Perseus ritornano coinvolgendo così tanti musicisti da risultare quasi impossibile passare inosservati: è importante, tuttavia, a nostro avviso, che questo non rappresenti un punto di arrivo, bensì una nuova e decisa ripartenza, anche per il contributo che possono effettivamente dare alla scena metal italiana.