7.5
- Band: PESTILENCE
- Durata: 00:38:58
- Disponibile dal: 25/06/2021
- Etichetta:
- Agonia Records
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Nell’immenso mare delle uscite discografiche, i Pestilence sono tornati a essere un nome piuttosto ricorrente, dopo anni di incertezza sul da farsi, abbinato a un senso di insofferenza verso un panorama spesso accusato di essere irriconoscente nei loro confronti e di non riuscire a comprendere il loro percorso stilistico. Il discreto successo del precedente “Hadeon” – disco in realtà mai veramente promosso, dato che il gruppo ha preferito portare in tour una scaletta dedicata ai super classici “Consuming Impulse” e “Testimony of the Ancients” – ha stimolato il leader Patrick Mameli a confezionare in tempi tutto sommato brevi il nono album della sua creatura, questa volta per l’etichetta polacca Agonia Records.
I capitoli discografici della band olandese iniziano a essere tanti e ciò potrebbe magari portare ad accostarsi al nuovo lavoro quasi condizionati dall’aspettativa di trovarsi di fronte a un’opera che tiri le somme di una carriera e che contenga qualcosa, in un certo senso, di definitivo. La verità, tuttavia, è che con “Exitivm” siamo alle prese con una nuova tappa di una sorta di stream of consciousness che riprende il sound techno-death-thrash di “Hadeon” senza enormi stravolgimenti. Dopo le batoste ricevute con i primi dischi della reunion – intrisi di brutti riff e di esperimenti poco centrati – Mameli ha sagacemente intrapreso un percorso autoreferenziale, sì musicalmente egocentrico, ma ora incline a badare al sodo, che lo ha condotto ad avvolgersi nelle fibre di un bozzolo che lui stesso ha creato e da cui evidentemente non intende più liberarsi. Ci ritroviamo perciò con un album particolarmente compatto, che risulta quasi ossessivo nella sua rigida reiterazione di una formula che mescola riff ispirati al vecchio “Testimony…” con partiture più groovy e impattanti e un velo di tastiere ed elementi sci-fi, i quali in questa occasione riportano alla mente più un gruppo come i Darkane che le arie di “Spheres”. Nessuna delle canzoni raggiunge i quattro minuti di durata e, proprio come su “Hadeon”, la struttura dei singoli episodi risulta pressoché sempre la stessa, ciononostante il lavoro – anche grazie alla sua breve durata – non molla la presa e non manca di offrire momenti degni di nota, soprattutto quando le chitarre vengono ben affilate e la sezione ritmica ha modo di regalare strappi in doppia cassa di pronta efficacia. L’opener e primo singolo “Morbvs Propagationem” è il manifesto dell’intero lavoro: un assalto rapido e granitico, che ritrova squarci del suadente estro dei cosiddetti tempi d’oro, senza ovviamente sfuggire a quella bolla autonoma, perfettamente a-temporale, impermeabile, in cui il chitarrista/cantante di origine italiana ha deciso di rinchiudersi ultimamente.
Ai più maligni, “Exitivm” potrebbe forse apparire un disco calcolato con malizia – moderno nella resa sonora, eppure dalle vistose e confortanti basi old school, tecnico ma sempre attento a restare fedele alla classica forma canzone – tuttavia simili impressioni o congetture non minano la sua riuscita: la rinnovata praticità del songwriting di Mameli è infatti più che sufficiente a salvare le sorti di un’opera potente, ben prodotta e non priva di fascino, certamente superiore a vari dischi realizzati nel corso degli anni Duemila.