6.0
- Band: PESTILENCE
- Durata: 00:40:31
- Disponibile dal: 19/03/2009
- Etichetta:
- Mascot Records
- Distributore: Edel
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Sono passati tanti, troppi anni dall’ultima uscita discografica targata Pestilence: si deve risalire addirittura al 1993 e l’album in questione era il monumentale e sottovalutato “Spheres”, ideale punto di arrivo di un percorso stilistico ben delineato e personale. Era quindi lecito attendersi da un nuovo album un ulteriore passo in avanti da parte di una band che ha fatto dell’evoluzione il proprio marchio di fabbrica. Invece il nuovo “Resurrection Macabre” delude le aspettative dei fan, e si può a buona ragione considerare il gradino più basso della carriera di Patrick Mameli e soci. L’album di per sé non è brutto ma contiene al suo interno degli errori imperdonabili per un gruppo della caratura dei Pestilence. Iniziamo dallo stile musicale: i nostri hanno puntato tutto su di un death metal poco progressivo, una sorta di mix tra “Consuming Impulse” e, in maniera molto minore, “Testimony Of The Ancients”. Nella foga di tormare a suonare death, infatti, la band sembra aver dimenticato le evoluzioni prog e jazz che l’avevano resa così particolare. O, volendo essere cattivi, si sono resi conto che meglio di “Spheres” non sarebbero riusciti a fare e quindi hanno battuto altre strade. L’idea non sarebbe nemmeno sbagliata, peccato però che le undici tracce del nuovo lavoro non lascino il segno, ed anzi a tratti generino un senso di noia. Nessuna di queste canzoni sarebbe stata utilizzabile sugli album del passato, pena l’abbassamento sensibile della qualità degli stessi! Aggiungiamo anche che è perfettamente inutile avere in formazione gente come Tony Choy e Peter Wildoer e non sfruttarli in chiave solista. La sezione ritmica infatti è martellante e precisa, in alcuni frangenti diremmo anche piuttosto fantasiosa, ma spesso e volentieri si limita al compitino ben fatto, senza lasciarsi andare a passaggi complessi che fanno parte del background del duo. Al contrario, Wildoer inserisce diversi passaggi in blast beat per appesantire il sound, a discapito di un lavoro di cesello qui quasi completamente assente. Il guitar work di Mameli è discreto ed ovviamente è targato Pestilence al 100%, fatto di dissonanze assortite e di parti soliste tecniche ma mai funamboliche. La voce invece è decisamente buona: Patrick qui è in possesso di un growling profondo e personale, che ben si amalgama con il sound creato dal terzetto. Per ciò che concerne la tracce, come già detto, tutte si mantengono sotto un alveo di death metal piuttosto old school, fatto di accelerate e rallentamenti, chitarre in primissimo piano e ritmiche martellanti. Vi sono brani riusciti meglio di altri, come “Horror Detox”, o la title track, che sono delle classiche death metal tunes che però, lo ripetiamo per l’ennesima volta, non avrebbero comunque trovato spazio nella vecchia discografia della band. A completare il tutto, troviamo addirittura dei passaggi thrashy mutuati dal primo “Malleus Malleficarum”, segnatamente in “Syntethic Grotesque” e “Dehydrated II” (non commentiamo il titolo per decenza). La produzione è di quelle che lasciano il segno ed è uno dei pochi tratti distintivi che permettono di collocare il lavoro nel 2009 e non nel 1991. Che dire di più? I Pestilence lasciano l’amaro in bocca pubblicando questo lavoro – superfluo, più che brutto – e Patrick Mameli straperde su tutti i fronti la sfida a distanza con gli ex membri Martin Van Drunen (Hail Of Bullets) e Jeroen Paul Thesseling (Obscura). “Resurrection Macabre” è un lavoro senz’anima che, al di là di pochi spunti piacevoli dovuti più alla perizia tecnica dei musicisti ed al mestiere che non ad un songwriting ispirato, non riesce a centrare gli obiettivi che si prefiggeva e presumibilmente finirà in fondo a qualche scaffale a prendere polvere.