8.0
- Band: PESTILENGTH
- Durata: 00:36:16
- Disponibile dal: 16/02/2024
- Etichetta:
- Debemur Morti
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Continua senza segno di cedimento il tortuoso percorso dei Pestilength attraverso una discografia che, oltre che in numero, sembra crescere senza sosta anche sotto il versante qualitativo.
Il precedente e secondo lavoro “Basom Gryphos” aveva – anche grazie all’appoggio di due valide etichette come Nuclear Winter e Sentient Ruin Laboratories – messo in bella mostra il concept terrificante di questo duo basco, che giunge oggi, meritatamente, alla corte di Debemur Morti Productions per questo nuovo, incredibile “Solar Clorex”.
La materia trattata è quella di un death metal corrosivo ed aberrante, quasi del tutto repellente verso dinamiche e strutture che si possano definire ‘normali’, in favore invece di un teatro dell’assurdo che trova in questo album un compimento concreto e credibile. Se il ‘solito’ paragone con i Portal potrebbe suonare vago per qualcuno, possiamo accostare, anche geograficamente, l’operato dei Pestilength a quello dei baschi (anche loro) Altarage, ovvero gente che fa del death metal stralunato e rivoltante il suo cavallo di battaglia, e che si avvicina non poco alla filosofia musicale ed estetica dei Nostri, impegnati oggi nella loro opera più ambiziosa mai realizzata.
Le prime due/tre tracce fungono da pratico ponte narrativo rispetto agli ultimi lavori, inaugurando l’album con quei ritmi singhiozzanti e quelle ritmiche pulsanti che si spostano con grande agilità tra differenti velocità e ritmi, seguendo una logica perversa, ma del tutto chiara nelle menti dei suoi creatori. Tutto sembra magnificamente sbagliato, mentre si ascolta i rigurgiti vocali che accompagnano “Neerv” ed “Occlusive” e si inizia ad apprezzare il tono paludoso, viscoso delle chitarre, mentre si continua a cadere nei paradossi musicali preparati come trappole dai due musicisti spagnoli.
Arriva però poi la seconda parte di “Enthronos Wormwomb”, e la sua piana calma apparente scaturita da arpeggi in pulito del tutto inediti per questo gruppo, prima di lanciarsi nelle folli partiture liquide di “Baleful Profusion” e “Dilution Haep”, vero e proprio gioiello di dinamica che sigla la totale maestria dei Pestilength nella loro, sghimbescia materia. “Oxide Veils” si dimena inquieta come un serpente, prima che “Choirs Of None” metta in campo una indole melodica malata, assurda, eppure così concreta e reale.
E’ proprio questo tratto, così tangibile e quindi disumano, a rendere “Solar Clorex” un lavoro sui generis, un parto inconcepibile a tratti, eppure evidentemente realizzato da entità viventi così organiche ed imperfette. “Verbalist Aphonee”, così come tutto il lavoro, mette in luce una produzione perfetta per lo scopo prefissato, assolutamente chiara ed asciutta, priva di eccessivi ritocchi da studio e basata primariamente sulle prestazioni allucinanti dei musicisti, che vengono così esaltati nelle loro capacità tecniche e compositive.
Allergico alla noia e alla ripetizione, “Solar Clorex” si configura certo come un prodotto ‘difficile’, quasi mai lineare o logico, ma dotato di una linfa vitale straripante, un virus letale che non prevede salvezza nella sua oculata composizione.