7.0
- Band: PHANTOM ELITE
- Durata: 00:43:06
- Disponibile dal: 17/03/2023
- Etichetta:
- Frontiers
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“Blue Blood” è il terzo lavoro per il progetto che dapprima è nato dalla mente di Sander Gommans (ex After Forever) come gruppo parallelo per proporre dal vivo la sua seconda vita artistica, quella con gli HDK, e che poi ha preso forma e struttura definitiva sotto il nome di Phantom Elite.
Se con il primo e vero album due anni fa, intitolato “Titanium”, i brani si configuravano come evoluzione molto vicina a quella che era la sonorità degli After Forever, facendo forza sul connubio tra cantato pulito impostato e i momenti growl, in questo nuovo “Blue Blood” si dà molto più spazio alla sperimentazione. Ed ecco quindi che l’alternanza delle canzoni è davvero eclettica, partendo comunque innanzitutto dagli immancabili passaggi sinfonici viste le radici dei musicisti coinvolti, con vari momenti introduttivi pomposi – ad esempio “Inner Beast” e “Fragments” con un’atmosfera più sci-fi alla title track “Blue Blood”, con un gusto più melodico e vicino alle influenze di Epica e degli After Forever da cui il produttore Gommans proviene.
Ma visto che si è voluto osare, non trovano posto solo arrangiamenti sinfonici, dato che continuando nell’ascolto spiccano poi momenti più intimi nella preziosa “Birdcage”, con strofe quasi sussurrate dalla cantante Marina La Torraca (anche in questa occasione un’ottima prova da quella che più volte è stata una interprete di gran calibro nelle esibizioni dal vivo del progetto Avantasia) e un sottofondo musicale molto di stampo progressive con un tema ripetuto dal chitarrista/bassista/tastierista Max van Esch e dal batterista Joeri Warmerdam. A completare lo spettro della voce, si arriva poi sia a parti parlate con una sonorità quasi rap in “This Sick World” sia a quelle urlate più estreme come nell’apripista “Skin Of My Teeth”. Tutte queste sfumature di metal danno un taglio moderno a questa uscita discografica e rendono “Blue Blood” una continua scoperta, sicuramente non banale anche se non sempre coinvolgente, forse proprio per il continuo cambio di registro musicale.
Si nota perciò che alcune tracce continuano a prediligere i suoni sintetici futuristici, come l’atmosfera di “Laid With Vines”, mentre di colpo altre sparigliano completamente quello che fino ad ora è stato prodotto dai Phantom Elite e ci si avvicina di più all’introduzione di un pezzo dei The Prodigy con la vulcanica “Apex” che nel suo sviluppo ricorda anche momenti dell’album “Iowa” degli Slipknot. Produzione magistrale e ricercatezza di suoni rimangono addosso in questo “Blue Blood” dei Phantom Elite, certamente di genere difficilmente limitabile ma che si fa ascoltare piacevolmente.